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mercoledì 21 dicembre 2011

SIETE ANCORA QUA'

SIETE ANCORA QUA'


 La risata ha un grande potere benefico, è un rimedio per stare bene.
Ridere fa bene alla vita, essere di buon umore è uno dei modi per mantenere in buono stato il sistema Immunitario, d'altra parte sorridendo i muscoli facciali si rilassano smuovendo anche i liquidi, le emozioni.( conoscete la frase " me la sono fatta addosso dalle risate!")
Secondo uno studio fatto, è stato scoperto che ridere almeno 10 minuti al giorno evita l'infarto,mantenendo in allenamento il chakra del cuore.
Chi riesce a ridere dei suoi problemi, guarisce se stesso.
Ridere aiuta ad eliminare lo Stress e l' Ansia e costituisce un ausilio per il miglioramento della propria autostima e la qualita delle relazioni.
Ha il potere di prevenire numerose patologie grazie alla sua azione benefica sul sistema immunitario, la risata stimola la produzione di ormoni come l'Adrenalina e la Dopomina, che a loro volta liberano endorfine che sono antidolorifici naturali
in grado di mantenerci in buona Salute.
Ridere fa' buon sangue,fa' bene al Cuore e va bene a tutte le Eta'.

Una barzelletta al giorno elimina lo stress e l'ansia di torno
e aiuta a farti sdrammatizzare la vita

Numerosi studi hanno dimostrato che un grado elevato di stress riduce le naturali difese immunitarie dell’organismo a causa del diminuito livello di immunoglobulina A mentre una bella risata, o lo sperimentare stati d’animo positivi, rappresentano un vero e proprio toccasana in grado di proteggerci dalle malattie e favorire la guarigione dalle patologie già in atto. Ridere infatti aiuta la circolazione e l’ossigenazione del sangue permettendo così ai tessuti di rigenerarsi più facilmente e anche il cuore ne risente positivamente. Una bella risata favorisce inoltre l’eliminazione di acido lattico e mitiga il senso di affaticamento. Tutti quanti abbiamo poi sperimentato la piacevole sensazione di rilassamento che segue ad un momento di ilarità..basterebbe questo per metterci alla ricerca di un pretesto per ridere di gusto.

CHI NON RIDE E' A RISCHIO DI:
- DEPRESSIONE
- ANSIA
-ATTACCHI DI PANICO
-MALATTIE DEGENERATIVE DEL CERVELLO -
-MALATTIE CARDIOVASCOLARI

QUINDI conviene RIDERE perche 'RIDEREi crea un ondata di salute ,di buonumore e ti fa' vivere in modo sciolto e naturale.

E allora......... BUONA RISATE A TUTTI.


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giovedì 20 ottobre 2011

Macchine di Leonardo costruite da Paolo Candusso


Macchine di Leonardo costruite da Paolo Candusso

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Una selezione di Macchine di Leonardo da Vinci perfettamente funzionanti

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venerdì 5 agosto 2011

Sfogliamo gli appunti originali di Leonardo da Vinci

 




Sfogliamo gli appunti originali di Leonardo da Vinci
Il sito è in inglese, ma con comandi intuitivi.
Occorre scaricare da internet un leggero software di Adobe,
ne vale la pena, perchè ti emozionerai a sfogliare e
ingrandire i testi originali di Leonardo da Vinci
anche con la comodissima funzione specchio.

curiosità
L'auto alata di Batman, l'uomo pipistrello dal mantello nero, pare sia ispirata ai disegni di Leonardo da Vinci.


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venerdì 24 giugno 2011

Macché Monna Lisa, semmai, donna Pacifica



Macché Monna Lisa, semmai, donna Pacifica

Macché Monna Lisa: semmai, donna Pacifica. Uno studioso di Roma pensa di poter dimostrare che il dipinto più famoso al mondo non eterni le fattezze di Lisa Gherardini, moglie del mercante di Firenze Francesco del Giocondo, bensì quelle di Pacifica Brandani da Urbino, morta poco dopo aver dato alla luce il futuro cardinal Ippolito de’ Medici, avuto in modo illegittimo nel 1511 da Giuliano, duca di Nemours (1479 - 1516). Giuliano l’aveva commissionato a Leonardo per darlo al figlio, che non aveva conosciuto la madre. Però, muore anche lui, prima di poterlo ritirare; e l’artista lo porta, con altri due quadri, in Francia. Questo, in soldoni, dice Roberto Zapperi (abita al Gianicolo, con un panorama che mozza il fiato), a lungo redattore al Dizionario biografico dell’Enciclopedia Treccani, intenso sodalizio con la moglie, Ingeborg Walter: scrivono anche libri a quattro mani.

Zapperi è uno storico: analizza e racconta documenti. «A Clou, vicino ad Amboise dove Leonardo viveva - spiega Zapperi - il cardinale Luigi d’Aragona, che era insieme con il proprio segretario Antonio De Beatis, chiede di quei tre quadri all’artista, che di uno dice: è una donna che interessa al magnifico Giuliano de’ Medici». Ma non poteva essere Monna Lisa? «Certo no: perché Giuliano, tra il 1494 e il 1512, non è mai potuto tornare a Firenze, da dove era bandito». Ma ad Aragona, Leonardo afferma che è fiorentina. «Perché Giuliano non gli ha raccontato di dove lei fosse; del resto, era sempre la madre di un figlio illegittimo; quindi, che fosse di Firenze lo arguisce lui». D’altronde, aggiunge: «A quei tempi gli artisti non dipingevano per proprio diletto. Lo facevano se avevano una committenza».

E il bello è che la storia è antica e poco indagata. Zepperi l’ha riscoperta e poi si è messo a caccia, corroborandola. Ne ha tratto un libro edito in Argentina e in Germania, e ora, riscritto e con più dati, in mano a Marsilio: «Vorrei che si intitolasse Addio Monna Lisa».

Il nome di Pacifica l’aveva fatto, tanti anni fa, Carlo Pedretti, grande studioso di Leonardo, ma senza coltivarlo. In molti credono che Vasari, alla base dell’identificazione con Monna Lisa, non fosse alieno dal raccogliere tante chiacchiere. «Mi era successo di scrivere, con mia moglie, un libro - continua Zepperi - Ritratto dell’amata, in Italia edito da Donzelli. Avevo dedicato un capitolo a Ippolito de’ Medici, figlio di Giuliano». Tante ricerche negli archivi; documenti mai visti da nessuno. «Pacifica è sposata e Giuliano trascorre una decina d’anni a Urbino. Era un donnaiolo e un poeta. Al momento del parto, non c’era. E il bimbo viene abbandonato davanti a una chiesa. La madre che morirà di lì a poco, è documentato, glielo manda a dire a Roma, dove Giuliano era dal futuro papa Leone X, fratello di quattro anni maggiore: entrambi erano figli di Lorenzo il Magnifico».

Ippolito viene rilevato dal padre che lo dà a balia; poi, crescerà all’ombra dello zio, divenuto Papa: Raffaello lo ritrae, a nemmeno sei anni, in un affresco delle Stanze in Vaticano. Il bambino, secondo la ricostruzione di Zapperi, domanda della mamma. Il babbo ha al servizio Leonardo, che vive nel Palazzo del Belvedere, in Vaticano, dal 1513 al 16, e pensa perfino a come prosciugare le paludi pontine. È a lui che Giuliano commissiona un ritratto da dare al bimbo, di soli quattro anni. «Forse, Medici descrive Pacifica a Leonardo». Un ritratto inventato o, al massimo, raccontato.

Sta di fatto che Leone X va in guerra con la Francia. Manda Giuliano a capo degli armati nella Pianura Padana. «Era un po’ malmesso per via della tubercolosi - aggiunge Zapperi - a Firenze si ammala e muore. Non ha il tempo di ritirare il quadro. Leonardo lo porta in Francia, dove va anche perché Papa Leone aveva per pittore Raffaello. Il cardinal d’Aragona lo vede. Poi altri passaggi, perché Leonardo non vende quel quadro. Lo dona a Gian Giacomo Caprotti, suo pupillo e forse qualcosa di più; il Salaì, come era soprannominato, lo porta a Milano e ne trae copia: lo dice il suo testamento. Infine, lo acquista Francesco I e poi va al Louvre».

Professor Zepperi, sicuro? «Certissimo: ho lavorato anni. E ho il vantaggio di essere uno storico: leggo i documenti, non mi occupo d’arte». Ma perché una notizia-bomba, come questa, è così poco nota? «Forse, perché non amo farmi pubblicità. Un mio amico dice che mi sono imboscato all’Enciclopedia Treccani. Non ho mai pensato all’Università: era uno schifo già ai tempi miei». Poi: «Su Monna Lisa non ci sono testimonianze; su Pacifica, quella del cardinal d’Aragona, da cui sappiamo che era un ritratto per Giuliano de’ Medici». Avrà tutti contro: «Mi importa assai poco. Io sono certissimo e mi basta». E fa pensare: Papa Leone e Giuliano ritratti da Raffaello, come Ippolito da bambino, che, quando sarà cardinale, anche Tiziano immortalerà. La madre ritratta da Leonardo. Una splendida galleria, con i migliori nomi del dipingere italiano.

di Fabio Isman

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Il Louvre non presterà la Gioconda all'Italia


Il Louvre non presterà la Gioconda all'Italia. Il quadro di Leonardo, ha spiegato il museo di Parigi, è infatti «estremamente fragile», cosa che rende il suo trasporto «inimmaginabile». Così il Louvre risponde oggi alla campagna lanciata da Silvano Vincenti e dal suo Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali, in collaborazione con la Provincia di Firenze, per riportare il capolavoro di Leonardo in Italia per il 2013. La petizione, irrobustita da 100.000 firme, non smuoverà il museo parigino. «Formalmente non abbiamo ricevuto ancora nessuna domanda ufficiale di prestito», ha precisato Vincent Pomarede, direttore del dipartimento delle Pitture al Louvre.

Ha aggiunto da Parigi Pomarede - se non prestiamo la Gioconda è perché il quadro è estremamente fragile ed un viaggio rischierebbe di causare danni irreversibili». Il dipinto è stato realizzato dal genio toscano, tra il 1503 ed il 1506, su un pannello di legno di pioppo molto sottile. Con il tempo, questo pannello si è curvato e presenta una fessura ben visibile, soprattutto sul retro. Ecco perché il volto di Monna Lisa è protetto dietro un vetro blindato (per questo la tazza lanciata contro di lei da un turista russo nel 2009 non le aveva fatto alcun danno) ed è conservata a livelli di temperatura e di umidità costanti, grazie ad un sofisticato sistema di climatizzazione.

«Un trasporto - ha spiegato Pomarede - è assolutamente inimmaginabile perché non riusciremmo ad avere un controllo della temperatura così ottimale, anche all'interno di casse climatizzate. Le vibrazioni - ha aggiunto- sarebbero molto nocive per il quadro. Si prenderebbero rischi troppo grandi a prestarlo». Il Louvre ha inoltre ricordato stamane che la Gioconda è stata prestata una sola volta dalla Francia, quando ministro della Cultura era Andrè Malraux. È stato nel 1963 quando il prezioso dipinto volò negli Stati Uniti dove fu ricevuto dal presidente Kennedy per essere esposto alla National Gallery di Washington e al Metropolitan Museum of Art di New York.

Vincenti, che ha promosso la petizione, conduce ricerche tra le tombe dell'ex convento di Sant'Orsola nel centro di Firenze per analizzare le ossa dei cadaveri: la donna ritratta, Monna Lisa, sarebbe morta e sepolta lì.

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mercoledì 25 maggio 2011

ECOLOGIA: Il Governo in queste ore sta provando a bloccare i...





ECOLOGIA: Il Governo in queste ore sta provando a bloccare i...: "Il Governo in queste ore sta provando a bloccare il Referendum . Ciao , dal rifugio anti-..."


Firma ora. Dobbiamo mobilitarci tutti per un futuro senza nucleare. -


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giovedì 14 aprile 2011

Statue of Leonardo da Vinci




Statue of Leonardo da Vinci at the Uffizi, Florence

ORGANIZZATORE DI FESTE, ideatore di scenografie teatrali e di strumenti musicali meccanizzati

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NASCITA DI LEONARDO

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mercoledì 9 marzo 2011

Che cosa spinse Leonardo a intraprendere i suoi studi di anatomia umana



…e questo vecchio, di poche ore innanzi la sua morte, mi disse lui  passare cento anni,  e che non si sentiva alcun mancamento della persona, altro che debolezza; e così, standosi a sedere sopra uno letto nello Spedale di Santa Maria Nova di Firenze sanza altro movimento o segno d’alcuno accidente, passò di questa vite.
E io ne feci notomia per vedere la causa di sì dolce morte…
 

…sono queste le parole con le quali Leonardo ci descrive come iniziò ad occuparsi di anatomia.


Che cosa spinse Leonardo

 a intraprendere i suoi studi

 di anatomia umana?

Per quanto possa sorprendere la nostra mentalità moderna, a muoverlo non fu la speranza di favorire il progresso della medicina. Come abbiamo visto, Leonardo aveva ben poca stima dei medici e probabilmente non aveva nessun collegamento tra uno studio empirico del corpo umano e la possibilità di migliorare lo stato di salute degli esseri umani. Le ragioni che lo spinsero a prendere in mano il bisturi furono probabilmente più prosaiche. Egli desiderava seguire le orme dei suoi precursori che avevano dato molta importanza allo studio della natura fisica dell’uomo. Probabilmente Leonardo sapeva di essere il primo a cimentarsi in uno studio dettagliato dell’anatomia umana e la sola consapevolezza della propria audacia dovette causargli una certa trepidazione.
Nei primi anni dedicati alla ricerca scientifica aveva sezionato molti animali, cosa che continuò a fare fino alla vecchiaia, ma infrangere il tabù rappresentato dall’aprire il cadavere di un essere umano dovette richiedere una certa determinazione.
Quella della dissezione era una pratica sporca, notturna ai confini della moralità. Era sporca perché, come afferma Leonardo i cadaveri non si conservavano a lungo, doveva quindi lavorare velocemente e in condizioni assai scomode e spiacevoli. Doveva servirsi di materiale fresco e di strumenti che creava e progettava lui stesso. Per evitare le accuse di eresia praticava le dissezioni di notte e probabilmente da solo, costantemente esposto al pericolo di infezione rappresentato dai cadaveri in decomposizione. Grazie al suo status e al riconoscimento di cui godeva a corte, era riuscito a convincere le autorità a permettergli di eseguire le autopsie, mettendo comunque ben in chiaro che simili ricerche miravano esclusivamente a sviluppare le sue abilità di artista; egli non poté mai nemmeno accennare al suo interesse scientifico per il corpo umano.
A parte il fatto che nell’Europa Rinascimentale la parola “scienza” non esisteva, persino in quel periodo di tolleranza religiosa, c’era chi interpretava la brama di sapere di Leonardo come negromanzia. In effetti, è interessante notare che egli riuscì a ottenere il primo cadavere per la dissezione  solo dopo essere diventato un personaggio famoso e rispettato, comunque il Papa lo obbligò a rinunciare ai suoi esperimenti.
E’ un’immensa fortuna che lo splendido archivio dell’opera di Leonardo come anatomista sia arrivato fino a noi; da questi suoi lavori è chiaro che lo studio dell’anatomia, più di qualsiasi altra disciplina in cui si cimentò, gli si addiceva alla perfezione. 

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la ricerca anatomica di Leonardo



La nozione di uomo bestiale in Leonardo

 tra fisiognomica e ricerca de animalibus.

 (D. Laurenza)



Appiattita su Vesalio, la ricerca anatomica di Leonardo ha suscitato nella recente storiografia scientifica più delusioni che sorprese, inducendo un generale calo di interesse. Non è questa la prospettiva giusta. Una esatta comprensione dell'anatomia vinciana non può che passare attraverso la sua connessione con il profilo alto, teorico di ricerca anatomo-biologica come filosofia naturale propria della medicina scolastica. La fisiognomica è un campo ideale per verificare questo assunto. Prima delle sue ricadute in campo artistico, essa è infatti parte integrante della ricerca antomica di Leonardo. E' quanto mai evidente in questo campo la connessione con la fisiognomica 'naturale', fondata cioé su leggi fisiologiche, elaborata tra XII e XIII secolo da autori come Michele Scoto e Alberto Magno. Numerosi disegni-studi di fisiognomica accompagnano perciò i tempi e i temi di una ricerca sul corpo umano inteso come 'corpo animato'. Il soggetto dell'anatomia leonardesca così intesa è, oltre il corpo, l' 'anima organica' che lo abita con una connessione forte tra biologia e psicologia di cui la fisiognomica è un aspetto. Posto l'accento sulla 'natura organica' dell'anima umana ne consegue una forte tendenza a studiare l'uomo nella sua natura animale. La ricerca anatomica leonardesca è, a differenza di quella vesaliana, fortemente improntata, sia pure ovviamente con ampi margini di originalità e sviluppo, ai modi della ricerca aristotelica e scolastica de animalibus . La fisiognomica zoologica rientra appieno in questo orizzonte di ricerca. Tutto questo deve molto alla fisiognomica scolastica. Tuttavia rispetto ad una particolare tendenza di quest'ultima, recentemente rilevata negli studi, a distinguere la specificità umana rispetto al mondo animale e quindi a rifiutare il metodo zoologico, in Leonardo si assiste ad una convinta asserzione della validità scientifica dell'analogia fisiognomica zoologica strettamente connessa alla sua ricerca sull'uomo in termini de animalibus . Ricercare le premesse medievali di questa impostazione (specie nel secolo XIV) equivale a ricostruire l'origine di una tradizione di studi strettamente aristotelica che continua a dare frutti interessantissimi ancora in pieno secolo XVI. E' parte integrante di questa concezione la nozione, molto ricorrente nell'opera leonardesca, di 'uomini bestiali'. L'uomo può trasformarsi in bestia perchè la sua anatomia e la sua anima organica sono consustanziali a quelle degli altri animali terrestri. Questa potenziale metamorfosi viene studiata da Leonardo essenzialmente a due livelli: passioni dell'anima e capacità sensitivo-intellettive. Di entrambi questi aspetti psicologici viene data una lettura psicosomatica, anatomica in cui la fisiognomica è un fondamentale trait-d'union e di cui la sua arte è l'espressione più piena. Anche buona parte della meccanica leonardesca, dagli studi sul volo umano a quelli sulle macchine natanti e subaquee, rientrano in una dimenzione zoologica e analogica .
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giovedì 24 febbraio 2011

Sindone, opera fotografica di Leonardo da Vinci ?




La Sindone

un'opera fotografica di Leonardo da Vinci ?

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La tesi di Lillian Schwarz secondo cui la Sindone sia stata realizzata da Leonardo da Vinci con una tecnica fotografica.

La Schwarz è già nota per aver trovato somiglianze fra la Monna Lisa ed il viso di Leonardo. Sembrerebbe che Sindone ed il più celebre quadro del mondo condividano le stesse proporzioni e dimensioni.

Per la realizzazione Leonardo utilizzò una camera oscura ante litteram appendendovi il lenzuolo cosparso di chiara d’uovo e gelatina. Dall’altra parte ci sarebbe stato un busto con le fattezze di Leonardo.

La Sindone era già presente all’epoca di Leonardo e questa sarebbe una copia realizzata su commissione dei Savoia per rimpiazzare una versione precedente che era esposta come una contraffazione povera.


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lunedì 24 gennaio 2011

Leonardo : unione tra umanesimo e scienza

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Leonardo è uno dei massimi esponenti dell'unione tra umanesimo e scienza.
La ricca collezione di modelli delle sue macchine, ricostruiti a partire dai disegni, è il nucleo originario di questo museo.
Dal 1953, anno di fondazione, a oggi, rimane un punto di partenza fondamentale per l'esplorazione del complesso rapporto uomo-macchina.

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