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martedì 28 dicembre 2010

Catena,Questo studio di Leonardo non fu fatto solo ed esclusivamente per la trasmissione della bicicletta,



maglia a clip per catene
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Catena

Le catene possono essere articolate o ad anelli e vengono usate non solo per trasmissioni ma anche come organi di sollevamento e di trazione. Questo studio di Leonardo non fu fatto solo ed esclusivamente per la trasmissione della bicicletta, ma anche per gli orologi che Leonardo stesso aveva studiato.

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Leonardo inventò un sollevatore


Leonardo inventò un sollevatore (una specie di cric): "per qualunque peso sarà applicato alla ruota senza alcun dubbio il centro di tal peso si fermera sotto il centro di tal polo. E nessun strumento che per umano ingenio fabbricarsi possa che col suo polo si volti potra a tale effetto riparare". Il cric è un meccanismo altamente efficiente, la manovella aziona una ruota dentata più piccola, che a sua volta ne aziona un’altra più grande. Come risultato finale la ruota dentata più grande si incastra con la rastrelliera (un’asta dritta dentata). Questo meccanismo converte il moto rotatorio in un moto rettilineo ed è in grado di compere una spinta in su o in giù, riducendo lo sforzo necessario per esercitare la trazione.

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giovedì 18 novembre 2010

l'obiettivo della sua vita fu la conoscenza



 Le premesse culturali che possono spiegare la comparsa, entro i primi vent' anni del 1600, dei Rosa Croce:


Per quanto diverse possano essere le analisi e le valutazioni della straordinaria genialità di Leonardo da Vinci (1452-1519), nessuno può mettere in dubbio che l'obiettivo della sua vita fu la conoscenza. Pur conducendo sostanzialmente un'esistenza isolata,la sua presenza a Firenze e il suo legame con la casa medicea rendono plausibile l'ipotesi che abbia preso seriamente in considerazione il pensiero e le ricerche dei circoli ermetici e che si sia anche occupato di alchimia.
Ciò sembrerebbe in contrasto con la consueta presentazione di Leonardo come il primo scienziato moderno, instancabilmente impegnato a raccogliere informazioni, a chiedersi e a dare spiegazioni sulla natura senza la mediazione dell'autorità e della tradizione, non importa se ufficiale o esoterica. Nella disorganicità dei suoi appunti (progettò molti trattati, ma non ne realizzò nessuno), così come nella tendenza a lasciare incompiute le sue opere pittoriche, si coglie come costante l'esigenza di anatomizzare, cioè di scomporre la realtà per arrivare a capire attraverso quali specifiche aggregazioni le "cose" possono diventare macchine, oggetti naturali, esseri viventi. Tale "metodo" fa in effetti pensare a una concezione del sopra assai lontana da quella dei maghi e degli alchimisti, nelle ricerche dei quali, anche se sono presenti connessioni fra teoria ed esperimento, l'obiettivo è quello di perseguire la "trasmutazione" sulla base dell'idea «che i Princìpi costitutivi del mondo materiale si identifichino con elementi spirituali» (P. Rossi). Ma il rifiuto della magia e la battaglia per una collettivizzazione del sapere, comprensibile a tutti perché comunicabile, caratterizzano la prima metà del 1600 e sono alla base della nascita delle istituzioni e delle academie scientifiche. Occorre attendere Bacone (1561-1626) perché il Platonismo venga messo sotto accusa come "filosofia fantastica e tumida, quasi poetica", tuttavia pericolosa come tutte «le stoltezze capaci di suscitare venerazione». E con il Platonismo i nuovi "scienziati" liquidavano la dottrina dell'uomo-microcosmo e del mondo come "immagine vivente"di Dio.
E' anacronistico stabilire un confine tra la cosiddetta "scienza" e l'Esoterismo del Rinascimento,di cui Leonardo fu uno degli esponenti più significativi. A modo suo condivise la convinzione della forza inarrestabile e della potenza dell'intelletto umano, e in questo senso la storica  inglese F .A. Yates lo definisce un Rosa-Croce ante litteram. Non sembra casuale che, nell'affresco dipinto in Vaticano da Raffaello e noto come La Scuola d'Atene, il pittore abbia dato a Platone le fattezze di Leonardo e lo abbia rappresentato con 1'indice rivolto verso il cielo (con lo stesso gesto Leonardo dipinse in più di un quadro san Giovanni Battista, annunciatore della rinnovata alleanza tra l'umano e il divino, mediante la venuta di Cristo).

D'altra parte fu proprio dall'esperienza culturale complessiva del Rinascimento che maturarono le condizioni per la nascita del pensiero scientifico moderno. «Il riconoscimento delle origini "torbide" della scienza moderna, la consapevolezza che la nascita della conoscenza scientifica non è così asettica, come ritenevano illuministi e positivisti, l'abbandono dell'immagine della scienza come progresso continuo, lineare e senza contrasti: tutto ciò non implica di necessità né la negazione del sapere scientifico, né l'abdicazione di fronte al primitivismo e al magismo» (P. Rossi).


--- La Porta Magica ----

In pieno centro di Roma, in un angolo di Piazza Vittorio tra bancarelle e profondo degrado, c’è una delle testimonianze alchemiche forse più importanti al mondo.
Si tratta  della "Porta Magica" meglio conosciuta come "Porta Alchemica".
Una porta con strani segni e raffigurazioni e con ai fianchi due statue raffiguranti BES divinità egizia della notte e che presiede al divertimento alla virilità e alla riproduzione.


È situata al centro del quartiere Esquilino dove prima sorgeva villa Palombara di cui ora rimane ben poco e fu proprio il marchese Massimiliano di Palombara a far erigere codesta porta, un vero monumento all’alchimia.
La porta era l' entrata ai cosiddetti "horti" e fu costruita verso la fine del '600. 
Con la distruzione di villa Palombara fu ricollocata dove dopo tre secoli è ancora  a testimonianza del passato.
La sensazione che si prova a stare davanti alla porta è strana, quasi misteriosa, le grate che sono state posizionate per proteggerla dagli atti vandalici o dal degrado che la circonda, non si notano, la sensazione è magica.
Massimiliano Palombara, marchese di Pietraforte, insieme a vari esponenti di un piccolo gruppo culturale dell’epoca, era affascinato dalle scienze esoteriche, e ne praticava egli stesso.
La sua posizione sociale nonchè un congruo patrimonio, gli permettevano di finanziare progetti alchemici e alchimisti.
Agli incontri che si tenevano nella sua villa, prendevano parte importanti personaggi che condividevano con lui l’interessa per le arti occulte: ricordiamo la regina Cristina di Svezia, che visse a Roma dopo aver abdicato, l’astronomo Domenico Cassini, l'illustre studioso Padre Athanasius Kircher, ed altri.
                                       
Alcune cronache dell'epoca davano il Marchese come facente parte dell’ordine dei Rosa+Croce fondato nel 1407 dal fantomatico occultista tedesco Christian Rosenkreuz
L'ordine, estinto nel 1500, fu rifondato agli inizi del XVII secolo.
La dottrina dei RosaCroce copriva svariati campi scientifici, le sue pratiche però, erano sempre avvolte dal misticismo, ed erano basate sul concetto che solo gli iniziati potevano avere accesso ai segreti di tali conoscenze, in ciò precorrendo la moderna massoneria.
               
Villa Palombara era provvista di una piccola dependance separata, adibita quasi sicuramente a laboratorio, dove si svolgevano segretamente gli incontri e gli esperimenti alchemici, come parte di un rituale.
Si racconta che il Marchese un giorno, conobbe Giuseppe Francesco Borri, mago e taumaturgo che divenne mendicante dopo essere stato scacciato dal collegio dei Gesuiti perché interessato alle pratiche occulte.
Avvicinandolo incuriosito, il Marchese chiese cosa ci facesse e cosa stesse cercando nei suoi "horti".
Il mendicante rispose che stava cercando delle erbe per creare il nobile metallo.
A tali parole il Marchese lo ammise agli esperimenti del laboratorio; la mattina seguente entrando nello stesso trovò sul bancone da lavoro alcune pergamene dai simboli alchemici e qualche pagliuzza d’oro ma del mendicante neanche l’ombra.
Un'altra versione smentisce la leggenda del mendicante, attribuendo alla porta vero senso ermetico e un valore più spirituale. 

Significato delle iscrizioni della Porta Alchemica 
 “SI SEDES NON IS”
Questo motto che letto da sinistra verso destra significa “se siedi non procedi” e da destra verso sinistra significa “se non siedi procedi” ci può portare a trovare un significato più filosofico, quasi come se il Palombara ci spingesse ad andare avanti nella ricerca della verità qualsiasi essa sia.
I simboli che sono presenti sulla porta (syllabae chimicae) sono tratti dalla "Commentatio de Pharmaco Catholico" pubblicati nella Chymica Vannus, nel 1666.
Nella cornice esterna del bassorilievo circolare troviamo un’epigrafe in cui è espresso il concetto della Trinità:

TRI SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS
"Tre sono le cose mirabili Dio e Uomo, Madre e Vergine, Trino e Uno".
Nel fondo del bassorilievo si vedono due triangoli incrociati che formano una stella a sei punte, cioè il sigillo di Salomone, unione d’acqua e fuoco, spirito e materia, come in alto così in basso.
Sulla parte inferiore del sigillo vi è un cerchio più piccolo con la scritta: "Centrum in trigono centri", sormontato dalla croce dei 4 elementi e con al centro il simbolo solare.
In alto sull’architrave, scritta in ebraico, è l’invocazione allo Spirito Santo: "Ruah Elohim". (Nulla si può operare senza il suo aiuto).
Segue l’avvertimento che non si entra nel giardino dell’Esperidi, e cioè attraverso la porta, senza l’uccisione del drago che ne sta a guardia.

HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON GUSTASSET IASON
"Il drago delle Esperidi custodisce l’ingresso del magico giardino e senza Ercole, Giasone non avrebbe assaporato le delizie della Colchide".
Il drago rappresenta le passioni, gli istinti; Ercole la volontà; con la vittoria sul drago si inizia la pratica alchemica, il cui svolgimento è indicato sugli stipiti della "porta" dove possiamo distinguere le tre fasi del processo alchemico: il nero, il bianco, il rosso.
Cominciando dall’alto in basso e da sinistra a destra, un accenno sommario a questi simboli, rimandando per un maggior approfondimento ai libri citati nella bibliografia.
(Simbolo di Saturno)

QUANDO IN TUA DOMO
NIGRI CORVI
PARTURIENT ALBAS
COLUMBAS
TUNC VOCABERIS
SAPIENS
Saturno rappresenta la materia prima, il piombo, il nero: "Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe allora sarai detto saggio".
In questa iscrizione è indicata la trasformazione del piombo (i neri corvi) in argento (le bianche colombe), il passaggio dal nero al bianco.
(Simbolo di Giove)

DIAMETER SPHAERAE
THAU CIRCULI
CRUX ORBIS
NON ORBIS PROSUNT
Giove, lo stagno, corrisponde al Nous, alla mente illuminata, l’obiettivo a cui tende l’adepto.
Nell’iscrizione "Il diametro della sfera, il tau del circolo, la croce del globo non giovano ai ciechi" è l’ammonimento che la scienza ermetica non può essere né capita, né essere utile ai profani.
(Simbolo di marte)
QUI SCIT
COMBURERE AQUA ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
CAELUM
ET DE CAELO TERRAM
PRETIOSAM
Marte, il ferro, corrisponde alla volontà necessaria per portare a termine l’Opera: "Chi sa bruciare con l’acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa". Nell’iscrizione è racchiuso il concetto fondamentale dell’Alchimia, il "Solve et coagula".
(Simbolo di Venere)
SI FECERIS VOLARE
TERRAM SUPER
CAPUT TUUM
EIUS PENNIS
AQUAS TORRENTUM
CONVERTES IN PETRAM
Venere, il rame, corrisponde all’amore.
Anche in questa epigrafe troviamo il concetto del "Solve et coagula":
"Se avrai fatto volare la terra sopra la tua testa con le sue penne (le penne sono i vapori che s’innalzano dal fondo dell’uovo filosofico dove sono rinchiusi Zolfo, Mercurio e Sale) convertirai in pietra le acque dei torrenti".
Si tratta di mutare una sostanza, inizialmente solida (terra), in sostanza liquida (acqua) tramutarla in aria (volatile) e poi fissarla in pietra argentea ed aurea.
(Simbolo di Mercurio)
                                                              
                                                         AZOT ET IGNIS
                                                          DEALBANDO 
                                                      LATONAM VENIET
                                                      SINE VESTE DIANA
 
Mercurio, l’argento vivo, indica la fase al Bianco, come leggiamo nell’iscrizione: "L’Azot e il fuoco imbiancando Latona, verrà senza veste Diana".
L’Azoto è il "mercurio dei saggi", l’intelletto agente; il "fuoco" è quello interiore, quello della volontà.
Quando la Materia (Latona) sarà stata del tutto purificata, Diana appare nuda, si realizza l’argento, cioè la chiarezza e la purezza del mentale, l’Iside svelata.

(Simbolo Solare)
FILIUS NOSTER
MORTUUS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIUGIO
GAUDET OCCULTO
Nell’iscrizione si legge: ‘Il nostro figlio morto vive, torna Re dal fuoco e gode dell’occulto accoppiamento".
È la realizzazione del Rebis è la nascita del "figlio regale" la fase al rosso, simboleggiata dalla fenice che rinasce dalle ceneri.
Spirito e materia sono diventati tutt’uno: è il frutto delle nozze alchemiche".
All’argenteo regno di Diana subentra l’aureo regno d’Apollo, alla Rosa Bianca, che indica la realizzazione dell’argento, subentra la "Rosa Rossa".
 
EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM
UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO
"È opera occulta del vero sapiente aprire la terra, affinché germini la salvezza per il popolo".
VILLAE IANUAMTRANANDORECLUDENS IASON
OBTINET LOCUPLESVELLUS MEDEAE 1680
È la discesa agli "inferi" nelle profondità della terra, la realizzazione del Vitriol, che porterà alla conquista del "Vello d’oro".
È quanto promette il Palombara a chi come Giasone scopre ed oltrepassa la soglia della "porta" del suo giardino "ubi vallus claudit vellus".
In conclusione il mistero della porta alchemica è ancora vivo dopo più di tre secoli e la verità si nasconde proprio lì in un piccolo angolo di Piazza Vittorio dove giornalmente un infinità di turisti, pendolari e gente senza dimora osserva quella strana costruzione senza neanche sapere la magia che in essa è contenuta.   
L'iscrizione fa pensare che, oltre a dare fisicamente accesso allo speciale ambiente, la Porta Magica potrebbe aver rappresentato anche una soglia ideale che gli adepti simbolicamente oltrepassavano per raggiungere il più alto livello di purezza dell'anima, una condizione che, secondo i principi rosacrociani, era una condizione irrinunciabile per accedere ai segreti alchemici.
I personaggi che si ergono ad entrambi i lati della porta hanno l'aspetto di esseri deformi, dalle gambe corte e tozze, e con un volto grottesco e barbuto.
Eppure essi raffigurano una vera divinità o semidivinità egizia, chiamata Bes.
Nume tutelare della casa, della nascita e dell'infanzia nell'antico Egitto, Bes era conosciuto anche nella Roma imperiale, in quanto in epoca pre-cristiana diverse persone erano seguaci dei culti egiziani.



Il trattato di alchimia è stato tratto da “La magia di una porta” di Anna Maria Partini.

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Trattato della Pittura di Leonardo da Vinci




Trattato della Pittura - Parte Prima

1. Se la pittura è scienza o no.
2. Esempio e differenza tra pittura e poesia.
3. Quale scienza è piú utile, ed in che consiste la sua utilità.
4. Delle scienze imitabili, e come la pittura è inimitabile, però è scienza.
5. Come la pittura abbraccia tutte le superficie de' corpi, ed in quelli si estende.
6. Come la pittura abbraccia le superficie, figure e colori de' corpi naturali, e la filosofia sol s'estende nelle lor virtú naturali.
7. Come l'occhio meno s'inganna ne' suoi esercizi, che nessun altro senso, in luminosi, o trasparenti, ed uniformi, e mezzi.
8. Come chi sprezza la pittura non ama la filosofia, né la natura.
9. Come il pittore è signore d'ogni sorta di gente e di tutte le cose.
10. Del poeta e del pittore.
11. Esempio tra la poesia e la pittura.
12. Qual è di maggior danno alla specie umana, o perder l'occhio o l'orecchio.
13. Come la scienza dell'astrologia nasce dall'occhio, perché mediante quello è generata.
14. Pittore che disputa col poeta.
15. Come la pittura avanza tutte le opere umane per sottili speculazioni appartenenti a quella.
16. Differenza che ha la pittura con la poesia.
17. Che differenza è dalla pittura alla poesia.
18. Differenza infra poesia e pittura.
19. Della differenza ed ancora similitudine che ha la pittura con la poesia.
20. Dell'occhio.
21. Disputa del poeta col pittore, e che differenza è da poesia a pittura.
22. Arguizione del poeta contro il pittore.
23. Risposta del re Mattia ad un poeta che gareggiava con un pittore.
24. Conclusione infra il poeta ed il pittore.
25. Come la musica si dee chiamare sorella e minore della pittura.
26. Parla il musico col pittore.
27. Il pittore dà i gradi delle cose opposte all'occhio, come il musico dà delle voci opposte all'orecchio.
28. Conclusione del poeta, del pittore e del musico.
29. Quale scienza è meccanica, e quale non è meccanica.
30. Perché la pittura non è connumerata nelle scienze.
31. Comincia della scultura, e s'essa è scienza o no.
32. Differenza tra la pittura e la scultura.
33. Il pittore e lo scultore.
34. Come la scultura è di minore ingegno che la pittura, e mancano in lei molte parti naturali.
35. Dello scultore e del pittore.
36. Comparazione della pittura alla scultura.
37. Escusazione dello scultore.
38. Dell'obbligo che ha la scultura col lume, e non la pittura.
39. Differenza ch'è dalla pittura alla scultura.
40. Della pittura e della poesia.


Trattato della Pittura - Parte Seconda

41. Del primo principio della scienza della pittura.
42. Principio della scienza della pittura.
43. Del secondo principio della pittura.
44. In che si estende la scienza della pittura.
45. Quello che deve prima imparare il giovane.
46. Quale studio deve essere ne' giovani.
47. Quale regola si deve dare a' putti pittori.
48. Della vita del pittore nel suo studio.
49. Notizia del giovane disposto alla pittura.
50. Precetto.
51. In che modo deve il giovane procedere nel suo studio.
52. Del modo di studiare.
53. A che similitudine dev'essere l'ingegno del pittore.
54. Del giudizio del pittore.
55. Discorso de' precetti del pittore.
56. Precetto del pittore.
57. Precetti del pittore.
58. Dell'essere universale nelle sue opere.
59. Precetto.
60. Precetti del pittore.
61. Precetto intorno al disegno dello schizzare storie e figure.
62. Dell'operatore della pittura e suoi precetti.
63. Modo d'aumentare e destare l'ingegno a varie invenzioni.
64. Dello studiare insino quando ti desti, o innanzi tu ti dormenti nel letto allo scuro.
65. Piacere del pittore.
66. De' giuochi che debbono fare i disegnatori.
67. Che si deve prima imparare la diligenza che la presta pratica.
68. S'egli è meglio disegnare in compagnia o no.
69. Modo di bene imparare a mente.
70. Come il pittore non è laudabile s'egli non è universale.
71. Della trista suasione di quelli che falsamente si fanno chiamare pittori.
72. Come il pittore dev'esser vago di udire, nel fare dell'opera, il giudizio di ognuno.
73. Come nelle opere d'importanza l'uomo non si deve mai fidare tanto nella sua memoria, che non degni ritrarre dal naturale.
74. Di quelli che biasimano chi disegna alle feste, e che investiga le opere di Dio.
75. Delle varietà delle figure.
76. Dell'essere universale.
77. Dell'errore di quelli che usano la pratica senza la scienza.
78. Dell'imitare pittori.
79. Ordine del disegnare.
80. Del ritrarre di naturale.
81. Del ritrarre una qualunque cosa.
82. Come deve essere alto il lume da ritrarre di naturale.
83. Quali lumi si debbono eleggere per ritrarre le figure de' corpi.
84. Delle qualità del lume per ritrarre rilievi naturali o finti.
85. Del ritrarre i nudi.
86. Del ritrarre di rilievo finto o di naturale.
87. Modo di ritrarre un sito col vetro.
88. Dove si debbono ritrarre i paesi.
89. Del ritrarre le ombre de' corpi al lume di candela o di lucerna.
90. In che termine si debba ritrarre un volto a dargli grazia d'ombre e lumi.
91. Modo di ritrarre d'ombra semplice e composta.
92. Del lume dove si ritraggono le incarnazioni de' volti, o ignudi.
93. Del ritrarre figure per istorie.
94. A imparare a far bene un posato.
95. In qual tempo si deve studiare la elezione delle cose.
96. Delle attitudini.
97. Per ritrarre un ignudo dal naturale od altra cosa.
98. Misure o compartizioni della statua.
99. Modo di ritrarre di notte un rilievo.
100. Come il pittore si deve acconciare al lume col suo rilievo.
101. Della qualità del lume.
102. Dell'inganno che si riceve nel giudizio delle membra.
103. Come al pittore è necessario sapere l'intrinseca forma dell'uomo.
104. Del difetto che hanno i maestri di replicare le medesime attitudini de' volti.
105. Del massimo difetto de' pittori.
106. Precetto, che il pittore non s'inganni nell'elezione della figura in che esso fa l'abito.
107. Difetto de' pittori che ritraggono una cosa di rilievo in casa a un lume, e poi la mettono in campagna ad altro lume.
108. Della pittura e sua divisione.
109. Figura e sua divisione.
110. Proporzione di membra.
111. Del fuggire le calunnie de' giudizi varî che hanno gli operatori della pittura.
112. De' movimenti e delle operazioni varie.
113. Fuggi i profili, cioè i termini espediti delle cose.
114. Come nelle cose piccole non s'intendono gli errori come nelle grandi.
115. Perché la pittura non può mai parere spiccata come le cose naturali.
116. Perché i capitoli delle figure l'uno sopra l'altro è opra da fuggire.
117. Qual pittura è meglio usare nel far parer le cose spiccate.
118. Qual è piú di discorso ed utilità, o i lumi ed ombre de' corpi, o i loro lineamenti.
119. Qual è di maggiore importanza, o il movimento creato dagli accidenti diversi degli animali, o le loro ombre e lumi.
120. Qual è di piú importanza, o che la figura abbondi in bellezza di colori, o in dimostrazioni di gran rilievo.
121. Qual è piú difficile, o le ombre e i lumi, o pure il disegno buono.
122. Precetti del pittore.
123. Memoria che si fa l'autore.
124. Precetti di pittura.
125. Precetti di pittura.
126. Come fu la prima pittura.
127. Come la pittura dev'essere vista da una sola finestra.
128. Delle prime otto parti in che si divide la pittura.
129. Come la pittura si divide in cinque parti.
130. Delle due parti principali in che si divide la pittura.
131. Della pittura lineale.
132. Della pittura, cioè delle ombre.
133. Delle parti e qualità della pittura.
134. Della elezione de' bei visi.
135. Della elezione dell'aria, che dà grazia ai volti.
136. Delle bellezze e bruttezze.
137. Delle bellezze.
138. De' giudicatori di varie bellezze in varî corpi, e di pari eccellenza.
139. Come si debbono figurare i putti.
140. Come si debbono figurare i vecchi.
141. Come si debbono figurare le donne.
142. Come si debbono figurare le vecchie.
143. Come si deve figurare una notte.
144. Come si deve figurare una fortuna.
145. Come si deve figurare una battaglia.
146. Del modo di condurre in pittura le cose lontane.
147. Come l'aria si deve far piú chiara quanto piú la fai finire bassa.
148. A fare che le figure spicchino dal loro campo.
149. Del figurare le grandezze delle cose dipinte.
150. Delle cose finite, e delle confuse.
151. Delle figure che sono separate, acciocché non paiano congiunte.
152. Se il lume deve esser tolto in faccia alle figure, o da parte, e quale dia piú grazia.
153. Della riverberazione.
154. Dove non può essere riverberazione luminosa.
155. De' riflessi.
156. De' riflessi de' lumi che circondano le ombre.
157. Dove i riflessi de' lumi sono di maggiore o minor chiarezza.
158. Qual parte del riflesso sarà piú chiara.
159. De' colori riflessi della carne.
160. Dove i riflessi sono piú sensibili.
161. De' riflessi duplicati e triplicati.
162. Come nessun colore riflesso è semplice, ma è misto con le specie degli altri colori.
163. Come rarissime volte i riflessi sono del colore del corpo dove si congiungono.
164. Dove piú si vedrà il riflesso.
165. De' riflessi.
166. Riflessione.
167. De' colori de' riflessi.
168. De' termini de' riflessi nel loro campo.
169. Del modo d'imparar bene a comporre insieme le figure nelle istorie.
170. Del porre prima una figura nell'istoria.
171. Del collocar le figure.
172. Modo del comporre le istorie.
173. Del comporre le istorie.
174. Varietà d'uomini nelle istorie.
175. Dell'imparare i movimenti dell'uomo.
176. Come il buon pittore ha da dipingere due cose, l'uomo e la sua mente.
177. Del comporre le istorie in prima bozza.
178. Di non far nelle istorie troppi ornamenti alle figure.
179. Della varietà nelle istorie.
180. Dell'istoria.
181. Convenienze delle parti delle istorie.
182. Del diversificare le arie de' volti nelle istorie.
183. Del variare valetudine, età e complessione de' corpi nelle istorie.
184. De' componimenti delle istorie.
185. Precetto del comporre le istorie.
186. Dell'accompagnare i colori l'uno con l'altro, in modo che l'uno dia grazia all'altro.
187. Del far vivi e belli i colori nelle tue pitture.
188. De' colori delle ombre di qualunque colore.
189. Delle varietà che fanno i colori delle cose remote o propinque.
190. In quanta distanza si perdono i colori delle cose integralmente.
191. In quanta distanza si perdono i colori degli obietti dell'occhio.
192. Colore d'ombra del bianco.
193. Qual colore farà ombra piú nera.
194. Del colore che non mostra varietà in varie grossezze d'aria.
195. Della prospettiva de' colori.
196. Del colore che non si muta in varie grossezze d'aria.
197. Se i colori varî possono parere di una uniforme oscurità mediante una medesima ombra.
198. Della causa de' perdimenti de' colori e figure de' corpi mediante le tenebre che paiono e non sono.
199. Come nessuna cosa mostra il suo vero colore, se essa non ha lume da un altro simil colore.
200. De' colori che si dimostrano variare dal loro essere mediante i paragoni de' loro campi.
201. Della mutazione de' colori trasparenti dati o misti sopra diversi colori con la loro diversa relazione.
202. Qual parte di un medesimo colore si dimostra piú bella in pittura.
203. Come ogni colore che non lustra è piú bello nelle sue parti luminose che nelle ombrose.
204. Dell'evidenza de' colori.
205. Qual parte del colore ragionevolmente deve esser piú bella.
206. Come il bello del colore dev'essere ne' lumi.
207. Del color verde fatto dalla ruggine di rame.
208. Aumentazione di bellezza nel verderame.
209. Della mistione de' colori l'uno con l'altro, la qual mistione si estende verso l'infinito.
210. Della superficie d'ogni corpo ombroso.
211. Qual è la superficie piú ricettiva di colori.
212. Qual parte del corpo si tingerà piú del colore del suo obietto.
213. Qual parte della superficie de' corpi si dimostrerà di piú bel colore.
214. Delle incarnazioni de' volti.
215. Modo per ritrarre di rilievo e preparare la carta per questo.
216. Della varietà di un medesimo colore in varie distanze dall'occhio.
217. Della verdura veduta in campagna.
218. Qual verdura parrà partecipare piú d'azzurro.
219. Qual è quella superficie che meno che le altre dimostra il suo vero colore.
220. Qual corpo ti mostrerà piú il suo vero colore.
221. Della chiarezza de' paesi.
222. Prospettiva comune, e della diminuzione de' colori in lunga distanza.
223. Delle cose specchiate nelle acque de' paesi, e prima dell'aria.
224. Diminuzione de' colori pel mezzo interposto infra loro e l'occhio.
225. De' campi che si convengono alle ombre ed ai lumi.
226. Come si deve riparare quando il bianco termina in bianco o l'oscuro in oscuro.
227. Della natura de' colori de' campi sopra i quali campeggia il bianco.
228. De' campi delle figure.
229. De' campi delle cose dipinte.
230. Di quelli che in campagna fingono la cosa piú remota farsi piú oscura.
231. De' colori delle cose remote dall'occhio.
232. Gradi di pittura.
233. Dello specchiamento e colore dell'acqua del mare veduto da diversi aspetti.
234. Della natura de' paragoni.
235. Del colore dell'ombra di qualunque corpo.
236. Della prospettiva de' colori ne' luoghi oscuri.
237. Prospettiva de' colori.
238. De' colori.
239. Da che nasce l'azzurro dell'aria.
240. De' colori.
241. De' colori.
242. De' campi delle figure de' corpi dipinti.
243. Perché il bianco non è colore.
244. De' colori.
245. De' colori de' lumi incidenti e riflessi.
246. De' colori delle ombre.
247. Delle cose poste in campo chiaro, e perché tal uso è utile in pittura.
248. De' campi.
249. De' colori.
250. De' colori che risultano dalla mistione d'altri colori, i quali si dimandano specie seconda.
251. De' colori.
252. De' colori specchiati sopra cose lustre di varî colori.
253. De' colori del corpo.
254. De' colori.
255. Del vero colore.
256. Del colore delle montagne.
257. Come il pittore deve mettere in pratica la prospettiva de' colori.
258. Della prospettiva aerea.


Trattato della Pittura - Parte Terza
De' vari accidenti e movimenti dell'uomo e proporzione di membra

259. Delle mutazioni delle misure dell'uomo pel movimento delle membra a diversi aspetti.
260. Delle mutazioni delle misure dell'uomo dal nascimento al suo ultimo crescimento.
261. Come i puttini hanno le giunture contrarie agli uomini nelle loro grossezze.
262. Delle differenti misure che v'hanno fra i putti e gli uomini.
263. Delle giunture delle dita.
264. Delle giunture delle spalle, e loro accrescimenti e diminuzioni.
265. Delle spalle.
266. Delle misure universali de' corpi.
267. Delle misure del corpo umano e piegamenti di membra.
268. Della proporzionalità delle membra.
269. Della giuntura della mano col braccio.
270. Delle giunture de' piedi, e loro ingrossamenti e diminuzioni.
271. Delle membra che diminuiscono quando si piegano, e crescono quando si distendono.
272. Delle membra che ingrossano nelle loro giunture quando si piegano.
273. Delle membra degli uomini ignudi.
274. De' moti potenti delle membra dell'uomo.
275. De' movimenti dell'uomo.
276. Dell'attitudine e de' movimenti delle membra.
277. Delle giunture delle membra.
278. Della membrificazione dell'uomo.
279. De' membri.
280. Delle membrificazioni degli animali.
281. De' moti delle parti del volto.
282. De' movimenti dell'uomo nel volto.
283. Qualità d'arie de' visi.
284. De' membri e descrizione d'effigie.
285. Del fare un'effigie umana in profilo dopo averlo guardato una sola volta.
286. Modo di tener a mente la forma d'un volto.
287. Della bellezza de' volti.
288. Di fisonomia e chiromanzia.
289. Del porre le membra.
290. Degli atti delle figure.
291. Dell'attitudine.
292. De' movimenti delle membra, quando si figura l'uomo, che sieno atti propri.
293. Ogni moto della figura finta dev'essere fatto in modo che mostri effetto.
294. De' moti propri dimostratori del moto della mente del motore.
295. De' moti propri operati da uomini di diverse età.
296. De' movimenti dell'uomo e d'altri animali.
297. Di un medesimo atto veduto da varî siti.
298. Della membrificazione de' nudi e loro operazioni.
299. Degli scoprimenti o coprimenti de' muscoli di ciascun membro nelle attitudini degli animali.
300. De' movimenti dell'uomo ed altri animali.
301. Del moto e corso dell'uomo ed altri animali.
302. Quando è maggior differenza d'altezza delle spalle dell'uomo nelle sue azioni.
303. Risposta contra.
304. Come il braccio raccolto muta tutto l'uomo dalla sua prima ponderazione quando esso braccio s'estende.
305. Dell'uomo ed altri animali che nel muoversi con tardità non hanno il centro della gravità troppo remoto dal centro de' sostentacoli.
306. Dell'uomo che porta un peso sopra le spalle.
307. Della ponderazione dell'uomo sopra i suoi piedi.
308. Dell'uomo che si muove.
309. Della bilicazione del peso di qualunque animale immobile sopra le sue gambe.
310. De' piegamenti e voltamenti dell'uomo.
311. De' piegamenti.
312. Della equiponderanza.
313. Del moto umano.
314. Del moto creato dalla distruzione del bilico.
315. Del bilico delle figure.
316. Della grazia delle membra.
317. Della comodità delle membra.
318. D'una figura sola fuori dell'istoria.
319. Quali sono le principali importanze che appartengono alla figura.
320. Del bilicare il peso intorno al centro della gravità de' corpi.
321. Delle figure che hanno a maneggiare o portar pesi.
322. Delle attitudini degli uomini.
323. Varietà d'attitudini.
324. Delle attitudini delle figure.
325. Dell'attenzione de' circostanti ad un caso notando.
326. Qualità de' nudi.
327. Come i muscolosi sono corti e grossi.
328. Come i grassi non hanno grossi muscoli.
329. Quali sono i muscoli che spariscono ne' movimenti diversi dell'uomo.
330. De' muscoli.
331. Di non far tutti i muscoli alle figure, se non sono di gran fatica.
332. De' muscoli degli animali.
333. Che il nudo figurato con grand'evidenza di muscoli sarà senza moto.
334. Che le figure ignude non debbono aver i loro muscoli ricercati affatto.
335. Che quelli che compongono grassezza aumentano assai di forza dopo la prima gioventú.
336. Come la natura attende occultare le ossa negli animali quanto può la necessità de' membri loro.
337. Com'è necessario al pittore sapere la notomia.
338. Dell'allargamento e raccorciamento de' muscoli.
339. Dove si trova corda negli uomini senza muscoli.
340. Degli otto pezzi che nascono nel mezzo delle corde in varie giunture dell'uomo.
341. Del muscolo che è infra il pomo granato ed il pettignone.
342. Dell'ultimo svoltamento che può far l'uomo nel vedersi a dietro.
343. Quanto si può avvicinare l'un braccio con l'altro di dietro.
344. Quanto si possano traversare le braccia sopra il petto, e che le gomita vengano nel mezzo del petto.
345. Dell'apparecchio della forza nell'uomo che vuol generare gran percussione.
346. Della forza composta dall'uomo, e prima si dirà delle braccia.
347. Quale è maggior potenza nell'uomo, quella del tirare o quella dello spingere.
348. Delle membra che piegano, e che officio fa la carne che le veste in essi piegamenti.
349. Del voltare la gamba senza la coscia.
350. Delle pieghe della carne.
351. Del moto semplice dell'uomo.
352. Del moto composto fatto dall'uomo.
353. De' moti appropriati agli effetti degli uomini.
354. De' moti delle figure.
355. De' movimenti.
356. De' maggiori o minori gradi degli accidenti mentali.
357. De' medesimi accidenti che accadono all'uomo di diverse età.
358. Degli atti dimostrativi.
359. Delle diciotto operazioni dell'uomo.
360. Della disposizione delle membra secondo le figure.
361. Della qualità delle membra secondo l'età.
362. Della varietà de' visi.
363. Della membrificazione degli animali.
364. Come la figura non sarà laudabile s'essa non mostra la passione dell'animo.
365. Come le mani e le braccia in tutte le loro operazioni hanno da dimostrare l'intenzione del loro motore il piú che si può.
366. De' moti appropriati alla mente del mobile.
367. Come gli atti mentali muovano la persona in primo grado di facilità e comodità.
368. Del moto nato dalla mente mediante l'obietto.
369. De' moti comuni.
370. Del moto degli animali.
371. Che ogni membro per sé sia proporzionato a tutto il suo corpo.
372. Che se le figure non esprimono la mente sono due volte morte.
373. Dell'osservanza del decoro.
374. Dell'età delle figure.
375. Qualità d'uomini ne' componimenti delle istorie.
376. Del figurare uno che parli infra piú persone.
377. Come si deve fare una figura irata.
378. Come si figura un disperato.
379. Delle convenienze delle membra.
380. Del ridere e del piangere e differenza loro.
381. De' posati d'infanti.
382. De' posati di femmine e di giovanetti.
383. Del rizzarsi l'uomo da sedere di sito piano.
384. Del saltare, e che cosa aumenta il salto.
385. Del moto delle figure nello spingere o tirare.
386. Dell'uomo che vuol trarre una cosa fuor di sé con grand'impeto.
387. Perché quello che vuol ficcare tirando il ferro in terra, alza la gamba opposita incurvata.
388. Ponderazione de' corpi che non si muovono.
389. Dell'uomo che posa sopra i suoi due piedi, che dà di sé piú peso all'uno che all'altro.
390. De' posati delle figure.
391. Della ponderazione dell'uomo nel fermarsi sopra i suoi piedi.
392. Del moto locale piú o meno veloce.
393. Degli animali da quattro piedi, e come si muovono.
394. Delle corrispondenze che ha la metà dell'uomo con l'altra metà.
395. Come nel saltare dell'uomo in alto vi si trovano tre moti.
396. Che è impossibile che una memoria riserbi tutti gli aspetti e le mutazioni delle membra.
397. Delle prime quattro parti che si richiedono alla figura.
398. Discorso sopra il pratico.
399. Della pratica cercata con gran sollecitudine dal pittore.
400. Del giudicare il pittore le sue opere e quelle d'altrui.
401. Del giudicare il pittore la sua pittura.
402. Come lo specchio è il maestro de' pittori.
403. Come si deve conoscere una buona pittura e che qualità deve avere per essere buona.
404. Come la vera pittura stia nella superficie dello specchio piano.
405. Qual pittura è piú laudabile.
406. Qual è il primo obietto intenzionale del pittore.
407. Quale è piú importante, nella pittura, o le ombre o i loro lineamenti.
408. Come si deve dare il lume alle figure.
409. Dove deve star quello che risguarda la pittura.
410. Come si deve porre alto il punto.
411. Che le figure piccole non debbono per ragione esser finite.
412. Che campo deve usare il pittore alle sue opere.
413. Precetto di pittura.
414. Del fingere un sito selvaggio.
415. Come devi far parere naturale un animale finto.
416. De' siti che si debbono eleggere per fare le cose che abbiano rilievo con grazia.
417. Del dividere e spiccare le figure dai loro campi.
418. Della differenza delle figure in ombre e lumi, poste in diversi siti.
419. Del fuggire l'improporzionalità delle circostanze.
420. Corrispondano i corpi, sí per grandezza come per ufficio, alla cosa di cui si tratta.
421. De' termini de' corpi detti lineamenti, ovvero contorni.
422. Degli accidenti superficiali che prima si perdono per le distanze.
423. Degli accidenti superficiali che prima si perdono nel discostarsi de' corpi ombrosi.
424. Della natura de' termini de' corpi sopra gli altri corpi.
425. Della figura che va contro il vento.
426. Delle finestre dove si ritraggono le figure.
427. Perché misurando un viso e poi dipingendolo in tale grandezza esso si dimostrerà maggiore del naturale.
428. Se la superficie d'ogni corpo opaco partecipa del colore del suo obietto.
429. Del moto e corso degli animali.
430. De' corpi che per sé si muovono o veloci o tardi.
431. Per fare una figura che si dimostri esser alta braccia quaranta in spazio di braccia venti ed abbia membra corrispondenti, e stia dritta in piedi.
432. Per fare una figura nel muro di dodici braccia, che apparisca d'altezza di ventiquattro braccia.
433. Pittura e sua membrificazione e componitori.
434. Pittura e sua definizione.
435. Pittura a lume universale.
436. De' campi proporzionati ai corpi che in essi campeggiano, e prima delle superficie piane d'uniforme colore.
437. Pittura: di figura e corpo.
438. Pittura: mancherà prima di notizia la parte di quel corpo che sarà di minor quantità.
439. Perché una medesima campagna si dimostra alcuna volta maggiore o minore ch'essa non è.
440. Pittura.
441. Delle città ed altre cose vedute all'aria grossa.
442. De' raggi solari che penetrano gli spiracoli de' nuvoli.
443. Delle cose che l'occhio vede sotto sé miste infra nebbia ed aria grossa.
444. Degli edifici veduti nell'aria grossa.
445. Della cosa che si mostra da lontano.
446. Della veduta di una città in aria grossa.
447. De' termini inferiori delle cose remote.
448. Delle cose vedute da lontano.
449. Dell'azzurro di che si mostrano essere i paesi lontani.
450. Quali sono quelle parti de' corpi delle quali per distanza manca la notizia.
451. Perché le cose quanto piú si rimuovono dall'occhio manco si conoscono.
452. Perché le torri parallele paiono nelle nebbie piú strette da piedi che da capo.
453. Perché i volti da lontano paiono oscuri.
454. Perché l'uomo visto a certa distanza non è conosciuto.
455. Quali sono le parti che prima si perdono di notizia ne' corpi che si rimuovono dall'occhio, e quali piú si conservano.
456. Della prospettiva lineale.
457. De' corpi veduti nella nebbia.
458. Delle altezze degli edifici visti nelle nebbie.
459. Delle città ed altri edifici veduti la sera o la mattina nella nebbia.
460. Perché le cose piú alte poste nella distanza sono piú oscure che le basse, ancora ché la nebbia sia uniforme in grossezza.
461. Delle macchie delle ombre che appariscono ne' corpi da lontano.
462. Perché sul far della sera le ombre de' corpi generate in bianca parete sono azzurre.
463. Dove è piú chiaro il fumo.
464. Della polvere.
465. Del fumo.
466. Pittura.
467. Della parte del corpo opaco.
468. Precetto di pittura.
469. De' termini della cosa bianca.
470. Precetto.
471. Perché la cosa dipinta, ancoraché essa venga all'occhio per quella medesima grossezza d'angolo che quella che è piú remota di essa, non pare tanto remota quanto quella della remozione naturale.
472. Pittura.
473. Del giudizio ch'hai da fare sopra un'opera d'un pittore.
474. Del rilievo delle figure remote dall'occhio.
475. De' termini de' membri illuminati.
476. De' termini.
477. Delle incarnazioni e figure remote dall'occhio.
478. Pittura.
479. Discorso di pittura.
480. Pittura.
481. Perché di due cose di pari grandezza parrà maggiore la dipinta che quella di rilievo.
482. Perché le cose perfettamente ritratte di naturale non paiono del medesimo rilievo qual pare esso naturale.
483. Qual pare piú rilevato, o il rilievo vicino all'occhio, o il rilievo remoto da esso occhio.
484. Precetto.
485. Di far che le cose paiano spiccate da' lor campi, cioè dalla parete dove sono dipinte.
486. Precetto.
487. Come le figure spesso somigliano ai loro maestri.
488. Del figurare le parti del mondo.
489. Del figurare le quattro cose de' tempi dell'anno, o partecipanti di quelle.
490. Del vento dipinto.
491. Del principio di una pioggia.
492. Della disposizione di una fortuna di venti e di pioggia.
493. Delle ombre fatte da' ponti sopra la loro acqua.
494. De' simulacri chiari o scuri che s'imprimono sopra i luoghi ombrosi e luminati posti infra la superficie ed il fondo delle acque chiare.
495. Dell'acqua chiara è trasparente il fondo fuori della superficie.
496. Della schiuma dell'acqua.
497. Precetto di pittura.
498. Precetto.
499. De' dieci uffici dell'occhio, tutti appartenenti alla pittura.
500. Della statua.
501. Per fare una pittura d'eterna vernice.
502. Modo di colorire in tela.
503. De' fumi delle città.
504. Del fumo e della polvere.
505. Precetto di prospettiva in pittura.
506. L'occhio posto in alto che vede degli obietti bassi.
507. L'occhio posto in basso che vede degli obietti bassi ed alti.
508. Perché si dà il concorso di tutte le specie che vengono all'occhio ad un sol punto.
509. Delle cose specchiate nell'acqua.
510. Delle cose specchiate in acqua torbida.
511. Delle cose specchiate in acqua corrente.
512. Della natura del mezzo interposto infra l'occhio e l'obietto.
513. Effetti del mezzo circondato da superficie comune.
514. Degli obietti.
515. Delle diminuzioni de' colori e corpi.
516. Delle interposizioni de' corpi trasparenti infra l'occhio e l'obietto.

Trattato della Pittura - Parte Quarta
De' panni e modo di vestir le figure con grazia e degli abiti e nature de' panni

517. De' panni che vestono le figure.
518. Delle maniere rotte o salde de' panni che vestono le figure.
519. Del vestire le figure con grazia.
520. De' panni che vestono le figure, e pieghe loro.
521. Del modo di vestire le figure.
522. De' vestimenti.
523. De' panni volanti o stabili.
524. Operazioni de' panni e loro pieghe, che sono di tre nature.
525. Delle nature delle pieghe de' panni.
526. Come si devono dare le pieghe ai panni.
527. Delle poche pieghe de' panni.
528. Delle pieghe de' panni in iscorto.
529. De' modi del vestire le figure, ed abiti diversi.
530. Dell'occhio che vede pieghe de' panni che circondano l'uomo.
531. Delle pieghe de' panni.
532. Delle pieghe.


Trattato della Pittura - Parte Quinta
Dell'ombra e lume e della prospettiva

533. Che cosa è ombra.
534. Che differenza è da ombra a tenebre.
535. Da che deriva l'ombra.
536. Dell'essere dell'ombra per sé.
537. Che cosa è ombra e lume, e qual è di maggior potenza.
538. Che sia ombra e tenebre.
539. In quante parti si divide l'ombra.
540. Dell'ombra e sua divisione.
541. Di due specie di ombre ed in quante parti si dividono.
542. Qual è piú oscura, o l'ombra primitiva o l'ombra derivativa.
543. Che differenza è da ombra a tenebre.
544. Che differenza è da ombra semplice a ombra composta.
545. Che differenza è da lume composto a ombra composta.
546. Come sempre il lume composto e l'ombra composta confinano insieme.
547. Che il termine dell'ombra semplice sarà di minor notizia.
548. Dell'ombra derivativa composta.
549. Come l'ombra primitiva e derivativa sono congiunte.
550. Come l'ombra semplice con l'ombra composta si congiunge.
551. Della semplice e composta ombra primitiva.
552. De' termini dell'ombra composta.
553. Del termine dell'ombra semplice.
554. Che ombra fa il lume eguale all'ombroso nella figura delle sue ombre.
555. Che ombra fa l'ombroso maggiore del luminoso.
556. Quante sono le sorta delle ombre.
557. Quante sono le specie delle ombre.
558. Di quante sorta è l'ombra primitiva.
559. In quanti modi si varia l'ombra primitiva.
560. Che varietà ha l'ombra derivativa.
561. Di quante figure è l'ombra derivativa.
562. Dell'ombra che si muove con maggior velocità che il corpo suo ombroso.
563. Dell'ombra derivativa, la quale è molto piú tarda che l'ombra primitiva.
564. Dell'ombra derivativa che sarà eguale all'ombra primitiva.
565. Dell'ombra derivativa remota dall'ombra primitiva.
566. Natura ovvero condizione dell'ombra.
567. Qual è l'ombra aumentata.
568. Se l'ombra primitiva è piú potente che l'ombra derivativa.
569. De' moti delle ombre.
570. Percussione dell'ombra derivativa e sue condizioni.
571. Dell'ombra derivativa e dove è maggiore.
572. Della morte dell'ombra derivativa.
573. Della somma potenza dell'ombra derivativa.
574. Dell'ombra semplice di prima oscurità.
575. Delle tre varie figure delle ombre derivative.
576. Varietà di ciascuna delle dette tre ombre derivative.
577. Che le ombre derivative sono di tre nature.
578. Che le ombre derivative sono di tre specie.
579. Qualità di ombre.
580. Del moto dell'ombra.
581. Dell'ombra piramidale.
582. Della semplice ombra derivativa.
583. Dell'ombra derivativa composta.
584. Se l'ombra può esser veduta per l'aria.
585. Se l'ombra derivativa è piú oscura in un luogo che in un altro.
586. Quale ombra derivativa mostrerà i suoi termini piú noti.
587. In quanti modi principali si trasforma la percussione dell'ombra derivativa.
588. In quanti modi si varia la quantità della percussione dell'ombra coll'ombra primitiva.
589. Come l'ombra derivativa, essendo circondata in tutto o in parte da campo illuminato, è piú oscura che la primitiva.
590. Come l'ombra primitiva, che non è congiunta con piana superficie, non sarà di eguale oscurità.
591. Condizione degli obietti oscuri di ciascun'ombra.
592. Qual campo renderà le ombre piú oscure.
593. Dove sarà piú oscura l'ombra derivativa.
594. Delle ombre.
595. De' termini che circondano le ombre derivative nelle loro percussioni.
596. Come ogni corpo ombroso genera tante ombre quante sono le parti luminose che lo circondano.
597. Delle varie oscurità delle ombre circondatrici di un medesimo corpo ombroso.
598. Dell'ombra fatta da un corpo infra due lumi eguali.
599. Che quel corpo ch'è piú propinquo al lume fa maggior ombra, e perché.
600. Perché l'ombra maggiore che la sua cagione si fa di discordante proporzione.
601. Perché l'ombra maggiore che la sua cagione ha termini confusi.
602. Come l'ombra separata non sarà mai simile per grandezza alla sua cagione.
603. Che differenza è da ombra congiunta co' corpi ad ombra separata.
604. Natura dell'ombra derivativa.
605. Delle figure delle ombre.
606. Dell'ombra derivativa generata in altra ombra derivativa.
607. De' termini dell'ombra derivativa.
608. Dell'estensione dell'ombra derivativa.
609. Dove l'ombra derivativa è piú oscura.
610. Delle varietà delle ombre nel variare le grandezze de' lumi che le generano.
611. Del variare dell'ombra senza diminuzione del lume che la causa.
612. Dell'ombra che si converte in lume.
613. Del lume che si converte in ombra.
614. Dell'ombra derivativa creata da lume di lunga figura, che percuote l'obietto simile a sé.
615. Che le ombre debbono sempre partecipare del colore del corpo ombroso.
616. Delle cose bianche remote dall'occhio.
617. Delle ombre delle cose remote e lor colore.
618. Delle ombre, e quali sono quelle primitive che saranno piú oscure sopra il suo corpo.
619. Qual parte della superficie di un corpo s'imprime meglio del colore del suo obietto.
620. Qual parte della superficie di un corpo ombroso sarà dove i colori degli obietti si mischiano.
621. Qual parte è di mediocre ombra nella superficie di un corpo ombroso.
622. Qual parte della superficie illuminata sarà di maggior chiarezza.
623. Qual ombra principale nelle superficie de' corpi avrà minore o maggior differenza delle parti luminose.
624. Delle ombre fatte nelle parti ombrose de' corpi opachi.
625. Qual corpo piglia piú quantità di ombra.
626. Qual corpo piglia piú quantità di luce.
627. Qual corpo piglia piú oscura ombra.
628. Della qualità dell'oscurità delle ombre.
629. Dell'ombra delle verdure de' prati.
630. Precetto di pittura.
631. Delle ombre che non sono compagne della parte illuminata.
632. Del lume de' corpi ombrosi che non sono quasi mai del vero colore del corpo illuminato.
633. Come son le ombre per lunga distanza.
634. Della larghezza delle ombre, e de' lumi primitivi.
635. Delle maggiori o minori oscurità delle ombre.
636. Dove le ombre ingannano il giudizio che dà sentenza della lor maggiore o minore oscurità.
637. Dove i lumi ingannano il giudizio del pittore.
638. Dell'ombra ne' corpi.
639. Delle qualità di ombre e di lumi.
640. Delle ombre e lumi, e colori.
641. De' lumi ed ombre, e colori di quelli.
642. Dell'ombra e lumi negli obietti.
643. De' termini insensibili delle ombre.
644. Delle qualità de' lumi ed ombre ne' corpi ombrosi.
645. Delle dimostrazioni de' lumi e delle ombre.
646. De' lumi.
647. De' lumi ed ombre.
648. De' lumi ed ombre che di sé tingono le superficie delle campagne.
649. Del lume derivativo.
650. De' lumi.
651. Di illuminazione e lustro.
652. Di ombra e lume.
653. Di ombra e lume.
654. De' lumi ed ombre.
655. Di ombra e lume.
656. Esempio.
657. Di ombre e lumi.
658. De' lumi infra le ombre.
659. Del chiaro e scuro.
660. Del chiaro e scuro.
661. Delle quattro cose che si hanno da considerare principalmente nelle ombre e ne' lumi.
662. Della natura del lume illuminatore de' corpi ombrosi.
663. De' lumi universali sopra i corpi puliti.
664. De' corpi ombrosi i quali son puliti e lustri.
665. Come i corpi circondati da lume universale generano in molte parti di sé i lumi particolari.
666. Delle ombre e lumi co' quali si fingono le cose naturali.
667. Delle ombre, ed in quali corpi non possono essere di gran potenza di oscurità, e cosí i lumi.
668. Del lume particolare del sole o di altro corpo luminoso.
669. Del lume universale dell'aria dove non percuote il sole.
670. Dell'universale illuminazione mista colla particolare del sole o di altri lumi.
671. Dell'ombra media, la quale s'interpone infra la parte illuminata e l'ombrosa de' corpi.
672. Se il gran lume di poca potenza val quanto un piccolo lume di gran potenza.
673. Del mezzo incluso infra i lumi e le ombre principali.
674. Del sito dell'occhio che vede piú o men ombra secondo il moto ch'esso fa intorno al corpo ombroso.
675. Qual sito è quello donde mai si vede ombra negli sferici ombrosi.
676. Qual sito ovvero qual distanza è quella intorno al corpo sferico, donde mai non è privato d'ombra.
677. Qual lume fa le ombre de' corpi piú differenti ai lumi loro.
678. Di varî obietti vicini veduti in lunga distanza.
679. Del sito dove l'obietto si mostra di maggiore oscurità.
680. Dove ed in qual colore le ombre perdano piú il colore naturale della cosa ombrata.
681. Qual colore di corpo farà ombra piú differente dal lume, cioè qual sarà piú oscura.
682. Qual parte di un corpo sarà piú illuminata da un medesimo lume in qualità.
683. Egualità di ombre in pari corpi ombrosi e luminosi in diverse distanze.
684. Qual luminoso è quello che mai vedrà se non la metà dello sferico ombroso.
685. S'egli è possibile che per alcuna distanza un corpo luminoso possa illuminare solamente la metà di un corpo ombroso minore di esso.
686. Delle varie oscurità delle ombre de' corpi in pittura contraffatte.
687. Quali colori fan piú varietà di lumi alle ombre.
688. Tutti i colori nelle lontane ombre sono ignoti ed indiscernibili.
689. De' colori delle specie degli obietti che tingono di sé le superficie de' corpi opachi.
690. Del color falso delle ombre de' corpi opachi.
691. Qual è in sé vera ombra de' colori de' corpi.
692. Qual obietto tinge piú della sua similitudine le superficie bianche de' corpi opachi.
693. Degli accidenti delle superficie de' corpi.
694. Del colore delle ombre, e quanto si oscurano.
695. De' colori de' lumi illuminatori de' corpi ombrosi.
696. Quel che fan le ombre co' lumi ne' paragoni.
697. Quali sono gli obietti delle carni che le fanno dimostrare le ombre compagne de' lumi.
698. Delle ombre de' visi che passando per le strade molli non paiono compagne delle loro incarnazioni.
699. Della qualità dell'aria alle ombre e ai lumi.
700. De' lumi piccoli.
701. Qual superficie fa minor differenza di chiaro e di scuro.
702. Dov'è maggior varietà dalle ombre ai lumi, o nelle cose vicine o nelle remote.
703. Quale sarà quel corpo che di pari colore e distanza dall'occhio men varia i suoi lumi dalle ombre.
704. Perché si conoscono le vere figure di qualunque corpo vestito e terminato nelle superficie.
705. Della discrezione delle ombre de' siti e delle cose poste in quelli.
706. In quali superficie si trova la vera ed eguale luce.
707. Della chiarezza del lume derivativo.
708. Della remozione e propinquità che fa l'uomo nel discostarsi ed avvicinarsi ad un medesimo lume, e della varietà delle ombre sue.
709. Delle varietà che fa il lume immobile delle ombre che si generano ne' corpi, che in sé medesimi si piegano, o abbassano, o alzano senza mutazione de' loro piedi.
710. Qual corpo è quello che accostandosi al lume cresce la sua parte ombrosa.
711. Qual è quel corpo che quanto piú si accosta al lume piú diminuisce la sua parte ombrosa.
712. Qual è quel corpo ombroso che non cresce né diminuisce le sue parti ombrose o luminose per nessuna distanza o vicinità dal corpo che lo illumina.
713. Infra i corpi di eguale grandezza, quello che da maggior lume sarà illuminato avrà la sua ombra di minore lunghezza.
714. Quei corpi sparsi situati in abitazione illuminata da una sola finestra faranno l'ombra derivativa piú o meno breve, secondo che sarà piú o meno a riscontro di essa finestra.
715. Ogni mezzo d'ombra derivativa si drizza col mezzo dell'ombra originale, e col centro del corpo ombroso, e del lume derivativo, e col mezzo della finestra, ed in ultimo col mezzo di quella parte del meridionale fatto dall'emisfero celeste.
716. Ogni ombra fatta dal corpo ombroso minore del lume originale manderà le ombre derivative tinte del colore della loro origine.
717. Quella parte del corpo ombroso sarà meno luminosa, che sarà veduta da minore quantità di lume.
718. Ogni lume che cade sopra i corpi ombrosi infra eguali angoli, tiene il primo grado di chiarezza, e quello sarà piú scuro che riceve gli angoli meno eguali, ed il lume o le ombre fanno loro ufficio per piramide.
719. Ogni ombra fatta dai corpi si dirizza colla linea del mezzo ad un solo punto fatto per intersecazione di linee luminose nel mezzo dello spazio e grossezza della finestra.
720. Ogni ombra con tutte sue varietà che per distanza cresce per larghezza piú che la sua cagione, le sue linee esteriori si congiungono insieme infra il lume e il corpo ombroso.
721. Ogni corpo ombroso si trova infra due piramidi, una scura e l'altra luminosa; l'una si vede e l'altra no, e questo solo accade quando il lume entra per una finestra.
722. Qual è quel lume che, ancoraché l'occhio sia piú discosto dallo sferico ombroso che esso lume, non potrà mai vedere ombra, stando dietro al lume.
723. Dell'occhio che per lunga distanza mai gli sarà occupata la veduta dell'ombra nell'ombroso, quando il luminoso sarà minore dell'ombroso.
724. Dell'ombra dell'opaco sferico posto infra l'aria.
725. Dell'ombra dell'opaco sferico posato sopra la terra.
726. Delle ombre de' corpi alquanto trasparenti.
727. Dell'ombra maestra che sta infra il lume incidente ed il riflesso.
728. De' termini de' corpi che prima si perdono di notizia.
729. De' termini de' corpi opachi.
730. Come i termini de' corpi ombrosi veduti da una medesima pupilla non sono in un medesimo sito in esso corpo.
731. Come quel corpo ha i suoi termini piú confusi, che sarà piú vicino all'occhio che li vede.
732. Come si deve conoscere qual parte del corpo deve essere piú o men luminosa che le altre.
733. Quando gli angoli fatti dalle linee incidenti saranno piú eguali, in quel luogo sarà piú lume, e dove saran piú disuguali, sarà piú oscurità.
734. Come i corpi accompagnati da ombra e lume sempre variano i loro termini dal colore e lume di quella cosa che confina colla loro superficie.
735. De' colmi de' lumi che si voltano e trasmutano, secondo che si trasmuta l'occhio veditore di esso corpo.
736. Modo come devono terminare le ombre fatte dagli obietti.
737. Qual parte dello sferico meno si illumina.
738. Qual parte dello sferico piú si illumina.
739. Qual parte dell'opaco sferico meno si illumina.
740. Della proporzione che hanno le parti luminose de' corpi co' loro riflessi.
741. Della parte piú oscura dell'ombra ne' corpi sferici o colonnali.
742. Come le ombre fatte da lumi particolari si debbono fuggire, perché sono i loro fini simili ai principî.
743. Del dare i lumi debiti alle cose illuminate secondo i siti.
744. Regola del porre le debite ombre e i debiti lumi ad una figura, ovvero corpo laterato.
745. Regola del porre le vere chiarezze de' lumi sopra i lati del predetto corpo.
746. Perché pare piú chiaro il campo illuminato intorno all'ombra derivativa stando in casa che in campagna.
747. Del dare i lumi.
748. Del dare con artificiosi lumi ed ombre aiuto al finto rilievo della pittura.
749. Del circondare i corpi con varî lineamenti di ombra.
750. Modo di fare alle figure l'ombra compagna del lume e del corpo.
751. De' siti de' lumi e delle ombre delle cose vedute in campagna.
752. Se il sole è in oriente e l'occhio a settentrione, ovvero a meridie.
753. Del sole e dell'occhio posti all'oriente.
754. Del sole all'oriente e l'occhio all'occidente.
755. Ricordo al pittore.
756. Della convenienza delle ombre compagne de' loro lumi.
757. In che parte de' corpi ombrosi si dimostreranno i loro colori di piú eccellente bellezza.
758. Perché i termini de' corpi ombrosi si mostrano alcuna volta piú chiari o piú scuri che non sono.
759. Che differenza è dalla parte illuminata nelle superficie de' corpi ombrosi alla parte lustra.

Del lustro

760. Del lustro de' corpi ombrosi.
761. Come il lustro è piú potente in campo nero che in alcun altro campo.
762. Come il lustro generato nel campo bianco è di piccola potenza.
763. Delle grandezze de' lustri sopra i corpi tersi.
764. Che differenza è da lustro a lume.
765. Del lume e lustro.
766. Quali corpi sono quelli che hanno il lume senza lustro.
767. Quali corpi sono quelli che hanno lustro e non parte luminosa.
768. Del lustro.

De' riflessi

769. Dell'ombra interposta infra lume incidente e lume riflesso.
770. Dove il riflesso dev'essere piú oscuro.
771. Perché i riflessi poco o niente si vedono ne' lumi universali.
772. Come il riflesso si genera ne' lumi universali.
773. Quali lumi facciano piú nota e spedita la figura de' muscoli.
774. Come i corpi bianchi si devono figurare.
775. Dell'occhio che sta al chiaro e vede il luogo oscuro.
776. Dell'occhio che vede le cose in luogo chiaro.
777. Delle ombre e lumi delle città.
778. Dell'illuminazione delle parti infime de' corpi insieme ristretti, come gli uomini in battaglia.
779. Del lume particolare.

Delle ombrosità e chiarezza dei monti

780. Prospettiva comune.
781. Delle cime de' monti vedute di sopra in giú.
782. Dell'aria che mostra piú chiare le radici de' monti che le loro cime.
783. Perché i monti distanti mostrano piú oscure le sommità che le loro basi.
784. Delle cime de' monti che si scoprono all'occhio l'una piú alta dell'altra, che le proporzioni delle distanze non sono colle proporzioni de' colori.
785. Delle cime de' monti che non diminuiscono ne' colori secondo la distanza delle cime loro.
786. Dell'inganno del pittore nella grandezza degli alberi e degli altri corpi delle campagne.
787. Perché i monti in lunga distanza si dimostrano piú scuri nella cima che nella base.
788. Perché i monti paiono avere piú oscure le cime che le basi in lunga distanza.
789. Come non si deve figurar le montagne cosí azzurre il verno come l'estate.
790. Come i monti ombrati dai nuvoli partecipano del colore azzurro.
791. Dell'aria che infra i monti si dimostra.
792. De' monti e loro divisione in pittura.
793. Pittura che mostra la necessaria figurazione delle alpi, monti e colli.
794. Pittura, e come i monti crescono.
795. Pittura nel figurare le qualità e membri de' paesi montuosi.
796. De' monti.
797. De' monti.
798. Precetto.
799. Del corpo luminoso che si volta intorno senza mutazione di sito e riceve un medesimo lume da diversi lati e si varia in infinito.
800. Di ombra e lume de' corpi ombrosi.
801. De' corpi illuminati dall'aria senza il sole.
802. Quei termini delle ombre saranno piú insensibili, che nasceranno da maggior quantità di luce.
803. Quale ombra è piú oscura.
804. Del lume.
805. Precetto.
806. Precetto.
807. De' termini de' corpi mediante i campi.
808. Precetto delle ombre.
809. Dell'imitazione de' colori in qualunque distanza.
810. Del lume riflesso.
811. Di prospettiva.


Trattato della Pittura - Parte Sesta
Degli alberi e delle verdure

812. Discorso delle qualità de' fiori nelle ramificazioni delle erbe.
813. Della ramificazione delle piante.
814. Della ramificazione delle piante.
815. Della ramificazione delle piante.
816. Delle minori ramificazioni delle piante.
817. Della proporzione che hanno infra loro le ramificazioni delle piante.
818. Della ramificazione degli alberi.
819. All'albero giovane non crepa la scorza.
820. Della ramificazione delle piante.
821. Delle ramificazioni delle piante.
822. Del nascimento delle foglie sopra i rami.
823. Delle ramificazioni delle piante colle loro foglie.
824. Del nascimento de' rami nelle piante.
825. Perché molte volte i legnami non sono diritti nelle lor vene.
826. Degli alberi.
827. Degli alberi.
828. Della ramificazione degli alberi.
829. Della ramificazione che in un anno rimette nelle fronti de' rami tagliati.
830. Della proporzione de' rami colla proporzione del loro nutrimento.
831. Dell'accrescimento degli alberi e per qual verso piú crescono.
832. Quali rami degli alberi sono quelli che piú crescono in un anno.
833. Della scorza degli alberi.
834. Della parte settentrionale delle piante degli alberi.
835. Della scorza delle piante.
836. Delle diversità che hanno le ramificazioni degli alberi.
837. Delle ramificazioni delle piante che mettono i rami a riscontro l'uno dell'altro.
838. Degli accidenti che piegano le predette piante.
839. Degli accidenti delle ramificazioni delle piante.
840. Delle trasparenze delle foglie.
841. Del centro degli alberi nella loro grossezza.
842. Qual pianta cresce nelle selve di piú continuata grossezza ed in maggiore altezza.
843. Qual pianta è di grossezza piú disforme e di minore altezza e piú dura.
844. Delle piante e legnami segati i quali mai per sé si piegheranno.
845. Delle aste che piú si mantengono diritte.
846. Delle crepature de' legni quando si seccano.
847. De' legni che non si scoppiano nel seccarsi.
848. Ramificazione di alberi in diverse distanze.
849. Della parte che resta nota negli alberi in lunga distanza.
850. Delle distanze piú remote delle anzidette.
851. Delle cime de' rami delle piante fronzute.
852. Perché i medesimi alberi paiono piú chiari d'appresso che da lontano.
853. Perché gli alberi da una distanza in là quanto piú sono lontani piú si rischiarano.
854. Delle varietà delle ombre degli alberi ad un medesimo lume, in un medesimo paese, in lume particolare.
855. De' lumi della ramificazione degli alberi.
856. Della forma che hanno le piante nel congiungersi colle loro radici.
857. Delle ombre e lumi e loro grandezze nelle foglie.
858. Dell'illuminazione delle piante.
859. Ricordo delle piante al pittore.
860. Del lume universale illuminatore delle piante.
861. Degli alberi e loro lume.
862. Della parte illuminata delle verdure e de' monti.
863. De' lumi delle foglie oscure.
864. De' lumi delle foglie di verdura traenti al giallo.
865. Degli alberi che sono illuminati dal sole e dall'aria.
866. De' lustri delle foglie delle piante.
867. Del verde delle foglie.
868. Dell'oscurità dell'albero.
869. Degli alberi.
870. Degli alberi posti sotto l'occhio.
871. Delle cime sparse degli alberi.
872. Delle remozioni delle campagne.
873. Dell'azzurro che acquistano gli alberi remoti.
874. Del sole che illumina la foresta.
875. Delle parti luminose delle verdure delle piante.
876. Delle piante che sono infra l'occhio e il lume.
877. Del colore accidentale degli alberi.
878. Della dimostrazione degli accidenti.
879. Quali termini dimostrino le piante remote dall'aria che si fa lor campo.
880. Delle ombre delle piante.
881. Delle ombre e trasparenze delle foglie.
882. Delle ombre delle foglie trasparenti.
883. Del non fingere mai foglie trasparenti al sole.
884. Dell'ombra della foglia.
885. Delle foglie oscure dinanzi alle trasparenti.
886. Delle piante giovani e loro foglie.
887. Del colore delle foglie.
888. Degli alberi che mettono i rami diritti.
889. Delle ombre degli alberi.
890. Degli alberi orientali.
891. Delle ombre delle piante orientali.
892. Delle piante meridionali.
893. De' prati.
894. Delle erbe de' prati.
895. Dell'ombra della verdura.
896. De' paesi in pittura.
897. Perché le ombre de' rami fronzuti non si dimostrano potenti vicino alle loro parti luminose come nelle parti opposite.
898. Qual parte del ramo della pianta sarà piú oscura.
899. Della veduta degli alberi.
900. De' paesi.
901. Pittura della nebbia che cuopre i paesi.
902. De' paesi.
903. De' paesi nelle nebbie o nel levare o nel porre del sole.
904. Degli alberi veduti di sotto.
905. Descrizione dell'olmo.
906. Delle foglie del noce.
907. Degli aspetti de' paesi.
908. Della trasforazione delle piante in sé.
909. Degli alberi che occupano le trasforazioni l'un dell'altro.
910. Precetti di piante e verdure.
911. Del comporre in pittura il fondamento de' colori delle piante.
912. Precetto.
913. Precetto delle piante.
914. Delle erbe.
915. Delle foglie.
916. Precetto del contraffare il color delle foglie.


Trattato della Pittura - Parte Settima
De' nuvoli

917. De' nuvoli.
918. Del rossore de' nuvoli.
919. Della creazione de' nuvoli.
920. De' nuvoli e loro gravità e levità.
921. Perché della nebbia si fa nuvoli.
922. Dell'aria tutta nuvolosa.
923. Dell'ombra de' nuvoli.
924. De' nuvoli.
925. De' nuvoli sotto la luna.
926. De' nuvoli.


Trattato della Pittura - Parte Ottava
Dell'orizzonte

927. Qual sia il vero sito dell'orizzonte.
928. Dell'orizzonte.
929. Del vero orizzonte.
930. Dell'orizzonte.
931. Dell'orizzonte.
932. Se l'occhio che vede l'orizzonte marittimo, stando co' piedi alla pelle di esso mare, vede esso orizzonte piú basso di sé.
933. Dell'orizzonte specchiato nell'acqua corrente.
934. Dove l'orizzonte si specchia nell'onda.
935. Perché l'aria grossa vicina all'orizzonte si fa rossa.

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martedì 19 ottobre 2010

Misteri del Cenacolo




Che Leonardo fosse un genio, è cosa risaputa, ma che potesse stupire ancora a distanza di quasi cinquecento anni dalla morte sembra incredibile. Eppure… Si è parlato tanto, soprattutto ultimamente, dei significati nascosti nei dipinti leonardeschi e in particolare dell’Ultima cena. Si è detto che la figura alla destra di Cristo non è san Giovanni ma la Maddalena, si è favoleggiato di V e M formate dalle figure, di arcani significati dei colori. Si è detto di tutto e di più senza poter dare prova alcuna di queste affermazioni. All’improvviso, ecco la svolta: non più filosofeggiamenti pseudostorici o pseudoreligioso-esoterici, bensì chiari segni grafici! La nuova, sensazionale, scoperta non è frutto di voli di fantasia ma di un lavoro sull’immagine, di un insieme di dati oggettivi. Prendiamo L’ultima cena di Leonardo, capovolgiamola e sovrapponiamola a se stessa. Che succede? Semplice, appare un nuovo dipinto.



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«Vi prego priore, lasciatemi solo con il maestro». La frase era formulata come una cortese richiesta, ma il tono era quello di un ordine. Che fosse l’uno o l’altra poco importava quando a Milano le parole uscivano dalla bocca di Ludovico il Moro. Il priore Vincenzo Bandello fece due passi, camminando all’indietro, senza distogliere lo sguardo da Leonardo da Vinci che, compiaciuto, osservava la sua opera. Padre Vincenzo si girò di scatto attraversando la mensa con passo deciso. Era infastidito dal fatto che, in casa sua, nel suo monastero, dovesse prender ordini da Ludovico Sforza che voleva restar solo con quell”imbratta muri...

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Sottomarino di Leonardo Da Vinci



Leonardo da Vinci, forse il più grande genio di tutti i tempi. Architetto, ingegnere, pittore, scultore e scienziato, grande artista del Rinascimento e grande pensatore. Nasce a Vinci, piccolo borgo toscano, nel 1452. Quale pensatore rivela di possedere un intelletto enciclopedico non comune ed un ingegno multiforme ed aperto ad ogni interesse, versato in ogni ramo del sapere. Non vi è settore della scienza e del pensiero in cui non abbia spaziato, spesso con intuizioni avveniristiche, ma sempre realistiche e scientificamente fondate.
E’ soprattutto nelle macchine che meglio mostra il suo genio. Prevede la forza motrice del vapore, progetta una macchina per volare, un paracadute e persino un mezzo subacqueo, ma preferisce non divulgare l’idea e ne distrugge i disegni. Ne rimane un’unica traccia nel “Manoscritto B” del 1488, dove figura uno scafo capace di scendere sott’acqua e poi risalire sopra la superficie del mare.
Il primo sommergibile a portare questo nome e’ stato il Regio Sommergibile oceanico della classe Marconi, distintosi durante la Seconda Guerra Mondiale. Detentore del primato di affondamenti ottenuti per tonnellaggio da battelli italiani (oltre 120.000 tonnellate con 17 navi affondate), ha rappresentato una delle pagine più belle dell’intera storia della marina italiana; ha operato, oltre che in Mediterraneo, in Oceano Atlantico ed in Oceano Indiano sotto i Comandanti Calda, Longanesi Cattani e Gazzana Priaroggia. E’ affondato durante una navigazione occulta, in immersione, nel Golfo di Biscaglia il 23 Maggio 1943, colpito dalle bombe di profondità lanciate da unità navali appartenenti alla marina britannica.
Il sottomarino Da Vinci, fin dalla nascita ha avuto una vita movimentata; varato nel 1979 e consegnato alla Marina Militare nel 1981, ha partecipato alle più importanti esercitazioni nazionali ed internazionali con lusinghieri risultati. Nel 1989 e’ stato il primo sottomarino di costruzione italiana dal dopoguerra ad attraversare lo stretto di Gibilterra per operare in Atlantico, quarantasette anni dopo il glorioso antenato, in occasione dell’esercitazione internazionale “TAPON”.

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lunedì 20 settembre 2010

Biografia di Leonardo Da Vinci


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Biografia di Leonardo Da Vinci

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giovedì 16 settembre 2010

Sovrapposizioni e composizione geometrica







(Opera: S. Anna, la Madonna e il Bambino con l'agnello)






Sovrapposizioni:
Ho già descritto come le immagini nascoste nella zona delle montagne, sulla destra del quadro, condividano fra loro alcuni particolari. Possiamo ora esaminare esattamente come sono sovrapposte una all'altra, motivo che rende ancora più difficile, oltre alle tecniche di illusione ottica usate per celarle, la loro individuazione. 
Le figure dell'autoritratto e della "faccia con i baffi" sono quelle predominanti, occupano la zona per intero e, di conseguenza, condividono fra loro molti particolari. Nel dettaglio possiamo osservare come il sopracciglio inarcuato e non ben definito della "faccia con i baffi" sia lo stesso dell'autoritratto. I capelli sono i soliti di tutte le immagini celate e formano anche la barba dell'affogato. Buona parte del viso della "faccia con i baffi" nasce inoltre dalle zone chiaro e scure della barba dell'autoritratto. A sua volta questa forma il volto del "componimento di battaglie" e la figura di sfondo a fianco di questa. 
Molto interessante è il gioco ottico formato dal viso del "componimento di battaglie" che "nasce" dal lato destro della "faccia con i baffi" (vedi l'elaborazione seguente). Questo motivo, questo gioco ottico innovativo presentato da Leonardo, è stato proposto successivamente nei secoli da altri artisti, proporrò in seguito immagini in merito. 









     




   


Pochi e semplici tratti formano un occhio che è il sinistro del "componimento di battaglie" e nello stesso tempo il destro della faccia con i baffi. E questo occhio assume la "giusta" espressione a seconda di quale viso si osservi. Nella "faccia con i baffi" è prima un occhio severo, diventa poi sorridente variando l'angolo di osservazione!  Osservando quei tratti come fossero solo montagne, si può notare che è una montagna "anomala". E' disegnata in malo modo per essere solo una montagna (immagine in basso a sinistra).


 



In questo caso (immagine a destra) i "tratti" sopradescritti formano l'occhio sinistro del componimento di battaglie e il destro della faccia con i baffi. Si possono notare all'interno di questo i particolari della pupilla, dell'iride e del bulbo oculare. Esternamente la palpebra superiore e le ciglia superiori e inferiori.





E Leonardo non faceva errori di questo genere. E' disegnata in questo modo perché quei tratti diventano l'occhio del "componimento di battaglie" e della "faccia con i baffi" (immagine in alto a destra), ma anche la bocca dell'autoritratto e il naso dell'affogato. Pochi e semplici tratti per rappresentare contemporaneamente un monte, un naso, un occhio sinistro, un occhio destro con varie espressioni e una bocca.







(1: affogato; 2=componimento di battaglie; 3=faccia con i baffi; 4=autoritratto)






Cos'altro aggiungere? .. posso ancora farvi notare che la "faccia che sorride", che non ho inserito nella elaborazione sovrastante, è in pratica la stessa "faccia con i baffi" che cambia espressione. Condivide con essa tutto il viso tranne l'espressione della bocca che va cercata sulla sinistra dei baffi. 
E' questa l'illusione ottica per eccellenza. Notare la "faccia che baffi" severa, continuare a inclinare il capo e vederla cambiare espressione fino a notare la "faccia che sorride" è qualcosa di superlativo. Per credermi non vi resta che andare al Louvre e seguire i miei consigli, buon divertimento!



   


Composizione geometrica:













Oltre che i motivi sopradescritti, le immagini celate nel gruppo di montagne alla destra dell'opera si contraddistinguono dalle altre anche per un altro motivo. Se osserviamo l'immagine in alto a destra possiamo notare come le figure del quadro formino una cosiddetta "composizione a piramide" (detta anche a triangolo). Era un tipo di composizione figurativa molto usata dai pittori rinascimentali. Una figura più in alto delle altre forma il vertice della "piramide" (in questo caso il viso di Sant'Anna). Le altre figure sono disposte più in basso e formano, unitamente alla prima, il volume del triangolo. Se osserviamo ora l'elaborazione in alto a sinistra possiamo notare come anche le immagini celate in quella zona formino una "composizione a piramide". Formano complessivamente un volume di forma triangolare (in alto al vertice della piramide l'autoritratto di Leonardo e più in basso gli altri "componimenti"). Anche l'orientamento dei loro visi (esattamente al punto 1 l'autoritratto di Leonardo, al 2 il componimento di battaglie, al 3 la faccia con i baffi ed al punto 4 la faccia che sorride), ovvero il loro punto migliore di osservazione, è disposto a forma piramidale.











Con questo ultimo commento termino la pubblicazione delle "mirabilissime invenzioni" sul web, pur continuando per altro a migliorare queste pagine per presentarle al meglio, per far capire a tutti come osservare le immagini celate. Devo iniziare fra l'altro la traduzione nelle altre lingue delle ultime pagine inserite.
I miei studi comunque continuano, anzi le immagini presentate in queste pagine riguardano i primi "componimenti" trovati in Sant'Anna, esistono altre "mirabilissime invenzioni" nella stessa opera e nelle altre più famose di Leonardo da Vinci. Sto raccogliendo tutto il lavoro in un libro che spero prima o poi di riuscire a presentare. A presto! 






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