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mercoledì 9 marzo 2011

Che cosa spinse Leonardo a intraprendere i suoi studi di anatomia umana



…e questo vecchio, di poche ore innanzi la sua morte, mi disse lui  passare cento anni,  e che non si sentiva alcun mancamento della persona, altro che debolezza; e così, standosi a sedere sopra uno letto nello Spedale di Santa Maria Nova di Firenze sanza altro movimento o segno d’alcuno accidente, passò di questa vite.
E io ne feci notomia per vedere la causa di sì dolce morte…
 

…sono queste le parole con le quali Leonardo ci descrive come iniziò ad occuparsi di anatomia.


Che cosa spinse Leonardo

 a intraprendere i suoi studi

 di anatomia umana?

Per quanto possa sorprendere la nostra mentalità moderna, a muoverlo non fu la speranza di favorire il progresso della medicina. Come abbiamo visto, Leonardo aveva ben poca stima dei medici e probabilmente non aveva nessun collegamento tra uno studio empirico del corpo umano e la possibilità di migliorare lo stato di salute degli esseri umani. Le ragioni che lo spinsero a prendere in mano il bisturi furono probabilmente più prosaiche. Egli desiderava seguire le orme dei suoi precursori che avevano dato molta importanza allo studio della natura fisica dell’uomo. Probabilmente Leonardo sapeva di essere il primo a cimentarsi in uno studio dettagliato dell’anatomia umana e la sola consapevolezza della propria audacia dovette causargli una certa trepidazione.
Nei primi anni dedicati alla ricerca scientifica aveva sezionato molti animali, cosa che continuò a fare fino alla vecchiaia, ma infrangere il tabù rappresentato dall’aprire il cadavere di un essere umano dovette richiedere una certa determinazione.
Quella della dissezione era una pratica sporca, notturna ai confini della moralità. Era sporca perché, come afferma Leonardo i cadaveri non si conservavano a lungo, doveva quindi lavorare velocemente e in condizioni assai scomode e spiacevoli. Doveva servirsi di materiale fresco e di strumenti che creava e progettava lui stesso. Per evitare le accuse di eresia praticava le dissezioni di notte e probabilmente da solo, costantemente esposto al pericolo di infezione rappresentato dai cadaveri in decomposizione. Grazie al suo status e al riconoscimento di cui godeva a corte, era riuscito a convincere le autorità a permettergli di eseguire le autopsie, mettendo comunque ben in chiaro che simili ricerche miravano esclusivamente a sviluppare le sue abilità di artista; egli non poté mai nemmeno accennare al suo interesse scientifico per il corpo umano.
A parte il fatto che nell’Europa Rinascimentale la parola “scienza” non esisteva, persino in quel periodo di tolleranza religiosa, c’era chi interpretava la brama di sapere di Leonardo come negromanzia. In effetti, è interessante notare che egli riuscì a ottenere il primo cadavere per la dissezione  solo dopo essere diventato un personaggio famoso e rispettato, comunque il Papa lo obbligò a rinunciare ai suoi esperimenti.
E’ un’immensa fortuna che lo splendido archivio dell’opera di Leonardo come anatomista sia arrivato fino a noi; da questi suoi lavori è chiaro che lo studio dell’anatomia, più di qualsiasi altra disciplina in cui si cimentò, gli si addiceva alla perfezione. 

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la ricerca anatomica di Leonardo



La nozione di uomo bestiale in Leonardo

 tra fisiognomica e ricerca de animalibus.

 (D. Laurenza)



Appiattita su Vesalio, la ricerca anatomica di Leonardo ha suscitato nella recente storiografia scientifica più delusioni che sorprese, inducendo un generale calo di interesse. Non è questa la prospettiva giusta. Una esatta comprensione dell'anatomia vinciana non può che passare attraverso la sua connessione con il profilo alto, teorico di ricerca anatomo-biologica come filosofia naturale propria della medicina scolastica. La fisiognomica è un campo ideale per verificare questo assunto. Prima delle sue ricadute in campo artistico, essa è infatti parte integrante della ricerca antomica di Leonardo. E' quanto mai evidente in questo campo la connessione con la fisiognomica 'naturale', fondata cioé su leggi fisiologiche, elaborata tra XII e XIII secolo da autori come Michele Scoto e Alberto Magno. Numerosi disegni-studi di fisiognomica accompagnano perciò i tempi e i temi di una ricerca sul corpo umano inteso come 'corpo animato'. Il soggetto dell'anatomia leonardesca così intesa è, oltre il corpo, l' 'anima organica' che lo abita con una connessione forte tra biologia e psicologia di cui la fisiognomica è un aspetto. Posto l'accento sulla 'natura organica' dell'anima umana ne consegue una forte tendenza a studiare l'uomo nella sua natura animale. La ricerca anatomica leonardesca è, a differenza di quella vesaliana, fortemente improntata, sia pure ovviamente con ampi margini di originalità e sviluppo, ai modi della ricerca aristotelica e scolastica de animalibus . La fisiognomica zoologica rientra appieno in questo orizzonte di ricerca. Tutto questo deve molto alla fisiognomica scolastica. Tuttavia rispetto ad una particolare tendenza di quest'ultima, recentemente rilevata negli studi, a distinguere la specificità umana rispetto al mondo animale e quindi a rifiutare il metodo zoologico, in Leonardo si assiste ad una convinta asserzione della validità scientifica dell'analogia fisiognomica zoologica strettamente connessa alla sua ricerca sull'uomo in termini de animalibus . Ricercare le premesse medievali di questa impostazione (specie nel secolo XIV) equivale a ricostruire l'origine di una tradizione di studi strettamente aristotelica che continua a dare frutti interessantissimi ancora in pieno secolo XVI. E' parte integrante di questa concezione la nozione, molto ricorrente nell'opera leonardesca, di 'uomini bestiali'. L'uomo può trasformarsi in bestia perchè la sua anatomia e la sua anima organica sono consustanziali a quelle degli altri animali terrestri. Questa potenziale metamorfosi viene studiata da Leonardo essenzialmente a due livelli: passioni dell'anima e capacità sensitivo-intellettive. Di entrambi questi aspetti psicologici viene data una lettura psicosomatica, anatomica in cui la fisiognomica è un fondamentale trait-d'union e di cui la sua arte è l'espressione più piena. Anche buona parte della meccanica leonardesca, dagli studi sul volo umano a quelli sulle macchine natanti e subaquee, rientrano in una dimenzione zoologica e analogica .
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